Frumento tenero: calano i volumi, qualità insufficiente

L’analisi di Italmopa sulle rese nazionali nel 2024: importazioni dall’estero sempre più indispensabili
Frumento tenero: calano i volumi, qualità insufficiente

Secondo i dati diffusi da Italmopa – Associazione industriali mugnai d’Italia la produzione nazionale 2024 di frumento tenero è al momento caratterizzata da una contrazione dei volumi produttivi che sfiora il -8%, soprattutto a causa della riduzione delle rese cerealicole. A fine anno il totale potrebbe quindi fermarsi a circa 2,85 milioni di tonnellate. Sotto il profilo qualitativo, il raccolto di quest’anno presenta inoltre alcune severe criticità rispetto alle esigenze dell’industria molitoria, riconducibili agli andamenti climatici sfavorevoli.

La produzione nazionale di frumento tenero dovrebbe nuovamente scendere sotto i tre milioni di tonnellate rispetto ad un fabbisogno interno di oltre otto milioni di tonnellate, di cui 6,5 destinate all’industria molitoria”, sottolinea Andrea Valente, Presidente Italmopa. “Una parte significativa del raccolto, per via delle sue caratteristiche qualitative e, talvolta, sanitarie, non potrà purtroppo essere trasformata dall’industria molitoria ma dovrà essere necessariamente declassata e destinata ad uso zootecnico o ad altri usi. La situazione appare critica e fortemente insoddisfacente, in particolare nel Nord Ovest per via delle incessanti precipitazioni nei mesi precedenti il raccolto. Solo alcune aree produttive dell’Emilia-Romagna e del Centro Italia hanno fatto registrare risultati apprezzabili, in un contesto nazionale comunque fortemente negativo e preoccupante”.

Alexander Rieper, Presidente della Sezione Molini dell’associazione, precisa che “le importazioni, che già storicamente costituiscono il 65% del fabbisogno nazionale totale in frumento tenero e che provengono essenzialmente da paesi comunitari, presenteranno nel corso del prossimo anno e più che in passato carattere di assoluta e indispensabile complementarità rispetto all’offerta nazionale, per garantire la disponibilità di farine rispondenti alle esigenze quanti-qualitative dei clienti dell’industria molitoria e dei consumatori”.

Lo stesso Rieper ricorda come l’industria molitoria italiana sia “unanimemente considerata, anche all’estero, un fiore all’occhiello del made in Italy alimentare grazie alla capacità dei mugnai di individuare, selezionare, miscelare e trasformare in innumerevoli tipologie di farine le migliori varietà di frumento”. Farine destinate essenzialmente alla panificazione e alla produzione di sostituti del pane (in misura del 57%), alla produzione di biscotti, prodotti da forno e prodotti della pasticceria (20%), alla produzione di pizza (10%), all’export (7%), ad usi domestici (4%) e alla produzione di pasta (2%).

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