Parmigiano Reggiano, cresce la produzione in montagna

Il “re dei formaggi” si conferma la più importante Dop ottenuta nell'Appennino compreso nella zona del disciplinare. Nel 2022 sono state prodotte più di 228.000 forme (+28% sul 2016)
Parmigiano Reggiano, cresce la produzione in montagna

Il Parmigiano Reggiano è il più importante prodotto Dop realizzato in montagna. Lo sostengono gli ultimi dati forniti dal Consorzio in occasione della presentazione della 58esima Fiera del Parmigiano Reggiano (2-5 agosto). Nel 2023, la produzione degli 83 caseifici di montagna della Dop ha superato le 861.000 forme, con un aumento del +11% rispetto al 2016, anno in cui è stata inaugurata la politica del Consorzio di rilancio e valorizzazione della produzione di montagna.

In crescita anche la produzione di latte, con oltre 419.000 tonnellate (+9,3% sul 2016). Inoltre, il Parmigiano Reggiano “Prodotto di Montagna”, la certificazione lanciata dal Consorzio proprio nel 2016 per “dare maggiore sostenibilità allo sviluppo di quest’area della zona di produzione e offrire ai consumatori garanzie aggiuntive legate all’origine e alla qualità del formaggio”, nel 2022 ha raggiunto le 228.000 forme con un aumento del +28% sul 2016.

Tutti forti segnali che la politica del Consorzio continua a invertire una tendenza alla decrescita che aveva colpito il comparto fino al 2014. Nel decennio 2000-2010, nei territori di montagna della zona di origine ben 60 caseifici avevano chiuso, con una riduzione del 10% della produzione del latte. Deficit che è stato azzerato a partire dal 2014 grazie all’avvio del Piano di regolazione offerta che ha previsto sia sconti specifici per produttori e caseifici situati in zone di montagna sia il bacino “montagna” per le quote latte.

Nel 2023, più del 21% della produzione totale si è concentrata negli 83 caseifici di montagna sparsi tra le province di Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna a sinistra del fiume Reno, che impiegano più di 800 allevatori. Ciò ha reso possibile il mantenimento dell’agricoltura in zone altrimenti abbandonate, contribuendo allo sviluppo di una società modernamente agricola e di un paesaggio riconoscibile e apprezzato sia dai suoi abitanti sia dal circuito del turismo di qualità. L’età media dei produttori si è inoltre abbassata dai 57 anni di prima del 2016 ai 30-40 di oggi.

Il Parmigiano Reggiano contribuisce a fortificare l’economia e a preservare l’unicità dell’Appennino emiliano”, sottolinea Nicola Bertinelli, Presidente del Consorzio. “È il più importante prodotto Dop ottenuto in montagna, con più del 21% della produzione totale concentrata in ben 83 caseifici sui 292 consorziati. La differenza delle Dop rispetto a tante altre realtà economiche è che l’attività non può essere delocalizzata, pertanto il fatturato diventa automaticamente reddito per la zona di origine. Se a ciò aggiungiamo che nel 2021 un turista straniero su due ha visitato il nostro Paese in funzione dell’enogastronomia, risulta lampante l’importanza della Dop per lo sviluppo del turismo esperienziale in questi luoghi. Per il Consorzio, sono il territorio e la comunità che lo abita il bene più prezioso e il nostro intento è quello di impegnarci sempre di più per preservarli ed essere un modello di sostenibilità ambientale, economica e sociale”.

© Riproduzione riservata