La Cina reagisce ai dazi Ue sulle sue auto elettriche, già impugnati al Wto, e mette nel mirino i prodotti lattiero-caseari europei. Le autorità cinesi hanno infatti da poco annunciato un’indagine sui sussidi ai prodotti lattiero-caseari provenienti dall’Unione Europea. Due mesi fa era già stata annunciata un’iniziativa analoga sulla carne suina.
L’indagine sui prodotti lattiero-caseari, un primo passo verso l’eventuale imposizione di dazi, esaminerà 20 programmi di sovvenzioni: alcuni di questi rientrano nell’ambito della Politica agricola comune Ue (Pac) e altri sono disponibili in Austria, Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Italia, Irlanda e Romania. L’indagine dovrebbe concludersi entro un anno, ma potrà essere prorogata per altri sei mesi. La Commissione Europea ha reso noto di voler comunque “difendere fermamente gli interessi dell’industria lattiero-casearia della UE”.
L’EXPORT DAIRY UE VERSO LA CINA
La UE è il secondo fornitore di formaggi della Cina, con almeno il 36% del valore totale delle importazioni (dati 2023 delle dogane cinesi), dietro alla Nuova Zelanda. In base ai dati Eurostat riportati dal Sole 24 Ore, lo scorso anno l’Unione ha esportato 1,7 miliardi di euro di prodotti lattiero-caseari verso la Cina (contro i due miliardi del 2022), pari al 9,5% delle esportazioni totali dei paesi europei nel comparto.
GRANA PADANO: LIMITARE IL LIBERO SCAMBIO È NEGATIVO
“I dazi ipotizzati dalla Cina contro i prodotti lattiero-caseari dell’Europa saranno negativi per l’intero continente, e soprattutto per la Francia o altri paesi di forte esportazione in Cina”, commenta il Direttore generale del Consorzio di Tutela del Grana Padano, Stefano Berni. “Anche l’Italia rischia delle conseguenze, ma in misura meno rilevante. Per il Grana Padano la Cina, pur non avendo raggiunto livelli di importazione del nostro prodotto in quantità rilevanti, è comunque un mercato in decisa crescita e quindi saremmo sicuramente penalizzati”.
Berni sottolinea come “le limitazioni al libero scambio siano sempre un fatto negativo, che condiziona e orienta i mercati in modo artefatto”. E ricorda come il prodotto di punta del sistema Dop europeo stia già pagando da tempo un prezzo alto alla guerra combattuta sul terreno dell’economia e danneggiando anche la propria. “I produttori di Grana Padano hanno già subito blocchi in Russia nel 2014 quando ci fu l’invasione della Crimea, e persero completamente un mercato che si stava rivelando per noi interessantissimo avendo allora raggiunto in pochi anni le 50.000 forme annue esportate verso Mosca”.
Il Direttore del Consorzio chiama in causa tutti i paesi del G7, ancora a guida italiana: “Per la vicenda Cina faremo tutto quanto è nelle nostre possibilità usando anche l’occasione del ‘G7 Agricolo’ che si terrà in Sicilia dal 21 al 28 settembre prossimi e che vedrà i prodotti Dop protagonisti”.
PARMIGIANO REGGIANO: A PREOCCUPARE SONO SOPRATTUTTO GLI USA
Il Presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Nicola Bertinelli, afferma: “Nel 2023 abbiamo esportato oltre 28.000 tonnellate, di cui appena 35 dirette verso la Cina. Per quanto riguarda il 2024 la stima è di 45 tonnellate, a fronte di un export globale che dovrebbe raggiungere le 30.000. Da un punto di vista quantitativo non preoccupa. A preoccuparci in realtà sono molto di più il clima e il contesto in cui ci si sta muovendo; perché questa è una vicenda che non riguarda solo la Cina, ma c’è anche il grande tema degli Stati Uniti, nostro principale importatore. Siamo meno del 5% del mercato dei formaggi duri negli Usa e veniamo venduti a 20 dollari a libbra, mentre il parmesan è intorno ai 10 dollari. Quello su cui puntiamo è che l’Europa abbia un atteggiamento di tutela delle sue produzioni di eccellenza, anche attraverso un’etichettatura chiara e trasparente di prodotti come il parmesan in modo da non permettere la confusione con prodotti come il nostro”.