Crisi climatica, vulnerabilità dei produttori e perdita di aree coltivabili sono i principali fattori che, secondo la teoria del cambiamento di Fondazione Lavazza, minacciano le condizioni di vita delle comunità produttrici e la disponibilità di caffè di qualità. In questo scenario, in occasione dell’evento di chiusura delle celebrazioni per il suo ventesimo anniversario, la Fondazione ha riaffermato il suo impegno per un futuro prospero della filiera del caffè e dei suoi protagonisti: i produttori e le produttrici.
“Siamo consapevoli delle sfide che il settore del caffè si trova ad affrontare. La Fondazione guarda ai prossimi 20 anni con un obiettivo ambizioso, ossia rendere i coltivatori e le coltivatrici, e in particolare le nuove generazioni e le donne, degli imprenditori e delle imprenditrici in grado di essere competitivi sul mercato globale del caffè e di rispondere con efficacia alle nuove sfide, contribuendo alla crescita del sistema paese in cui vivono”, ha affermato Giuseppe Lavazza, Presidente del Gruppo Lavazza e consigliere della Fondazione, nel corso dell’evento The Coffeeprint of Tomorrow che si è tenuto oggi presso la Centrale, Nuvola Lavazza di Torino per chiudere le celebrazioni del ventesimo anniversario della Fondazione. Un’occasione per parlare delle sfide future della filiera con i protagonisti dei progetti più recenti e ospiti come Rigoberta Menchú – Premio Nobel per la Pace 1992 grazie al suo impegno per i diritti delle popolazioni indigene – e Steve McCurry, fotografo tra i più celebri al mondo.
“Gli obiettivi prioritari di Fondazione per il futuro saranno supportare le comunità produttrici attraverso progetti di formazione che le aiutino ad adattare le piantagioni all’impatto del cambiamento climatico, a rispondere alla crescente richiesta di prodotto di qualità e fornire un’ampia gamma di varietà di caffè, favorendo la biodiversità e combattendo la deforestazione”, ha sottolineato Giuseppe Lavazza.
LE SFIDE DELLA FILIERA
La filiera del caffè è una delle più articolate e frammentate al mondo: il 95% della produzione mondiale proviene da 25 milioni di piccoli produttori, circa 12,5 milioni di aziende agricole a conduzione familiare su terreni di grandezza inferiore ai cinque ettari, dislocate in più di 40 paesi produttori all’interno della cosiddetta coffee belt compresa tra il Tropico del Cancro e il Tropico del Capricorno (fonte: The Coffee Guide, Fourth Edition).
I 20 ANNI DI FONDAZIONE LAVAZZA
Dal 2004, data di istituzione da parte del gruppo Lavazza, la Fondazione ha sostenuto oltre 50 progetti e attualmente ne sta supportando e finanziando 30 in 17 paesi lungo tre continenti, a beneficio di oltre 94.000 persone. Un viaggio raccontato nel libro “I chicchi che hanno fatto la storia” che celebra l’anniversario della Fondazione Lavazza attraverso gli scatti realizzati nel corso degli anni dal fotografo Steve McCurry, accompagnati dai testi del giornalista Mario Calabresi.
A partire dal 2019, anno di firma del memorandum of understanding tra i partner, la Fondazione Lavazza partecipa al progetto promosso dallo United Nations Development Programme (UNDP) insieme alle istituzioni ecuadoriane, quali i Ministeri dell’Ambiente, dell’Acqua e della Transizione Ecologica (MAAE) e dell’Agricoltura e dell’Allevamento (MAG). In tre anni, l’iniziativa ha portato l’Ecuador a realizzare la sua prima produzione di caffè di alta qualità certificata “deforestation-free” proveniente da piantagioni presenti in 23 province confinanti con la foresta amazzonica. La certificazione garantisce ai consumatori che nessun terreno forestale è stato dissodato o degradato per la coltivazione del caffè.
L’IMPEGNO PER DONNE E GIOVANI
A supporto dell’empowerment femminile è stato avviato il progetto “Coffe to be reborn”, sviluppato con l’Associazione Civile Verdad y Vida, che ha consentito a 180 donne della comunità indigena di etnia Maya Poq’omchi del Guatemala – dopo 36 anni di guerra civile e pulizia etnica che hanno decimato la popolazione e impoverito l’area – di divenire autonome, prima come produttrici poi anche come imprenditrici, attraverso programmi di formazione agricola e imprenditoriale.
Un’altra sfida importante riguarda il coinvolgimento delle giovani generazioni nella filiera del caffè, sia per contrastare l’abbandono delle campagne in atto nei paesi produttori sia per sostenere la professionalità dell’intera catena del valore, raggiungendo anche l’ambito delle caffetterie. In Uganda il progetto Ujana Coffee Project, avviato da Fondazione Lavazza insieme alla Ong Sawa World, coinvolge i giovani che abitano nelle aree di produzione del caffè o in zone urbane in contesti vulnerabili, consentendo loro di sviluppare delle micro imprese intorno al mondo del caffè, o anche di artigianato locale, diversificando e aumentando il loro reddito.
La Fondazione continua a sviluppare anche programmi di formazione sul campo sulle buone pratiche agricole. Inoltre, in sinergia con il gruppo sta diffondendo sempre di più il progetto internazionale “A Cup of Learning”: un programma di formazione, nato nel 2017 e oggi presente in 19 paesi, dedicato alle persone giovani, che permette di diventare professionisti del caffè a tutto tondo.
Nel corso di The Coffeeprint of Tomorrow è stato infine ripercorso il progetto “Il caffè come megafono di pace”, che ha consentito agli agricoltori del dipartimento rurale di Meta, in Colombia, di riconvertire in piantagioni di caffè le coltivazioni illegali di cocaina sorte durante la guerra civile. La narrazione è stata arricchita dal lancio dell’omonimo podcast, realizzato da Chora Media, sulle sfide e le opportunità della filiera caffeicola colombiana.