Gli ulteriori rincari dello scontrino medio impattano sui consumi. Alle prese con l’importante controcifra del 2023 e più esposto che in passato alle tendenze dei prezzi, il mercato dei salumi mostra alcuni segnali di affanno. Secondo i dati di Circana, nel progressivo a maggio 2024, monitorando iper+super+superette, riscontra infatti una flessione dell’1,8% a volume, a fronte di un fatturato che tuttavia cresce del +0,3%, per 2,3 miliardi di euro. Sul bilancio negativo dei quantitativi venduti agiscono sia il peso imposto, in discesa dello 0,8%, sia soprattutto i salumi a peso variabile, che flettono del 2,5 per cento. Quest’ultima categoria, dunque, sembra aver esaurito lo slancio che ne aveva caratterizzato l’andamento nel 2022 e per larga parte del 2023, quando riusciva a intercettare meglio la domanda di risparmio, erodendo quote alle vaschette. A condizionare almeno in parte i risultati del comparto salumi c’è il trend del prezzo medio, che aumenta del 2,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
“Negli ultimi mesi – commenta Pier Paolo Zanolla, Account manager Circana – alcuni mercati evidenziano fenomeni di deflazione. Questa dinamica non coinvolge i salumi, che al contrario registrano complessivamente un’inflazione doppia in confronto al largo consumo, performando, non a caso, meno bene. In particolare, il peso variabile riporta un rincaro del prezzo medio pari al +3,7%, con prosciutto crudo e salame che segnano rispettivamente +6,5 e +4,9 per cento. È chiaro che se nei prossimi mesi assisteremo a una discesa dei prezzi, sicuramente i volumi ne beneficeranno”.
COTTO E BRESAOLA TENGONO IL PUNTO
Nel peso variabile, del resto, la battuta di cassa media più elevata penalizza proprio le vendite di prosciutto crudo e salame, che arretrano del 5,2% e del 6,4%, mostrando nel caso del salame anche un calo a valore dell’1,9 per cento. Il segno negativo coinvolge anche i quantitativi venduti di mortadella (-0,9%), pancetta (-1,9%) e speck (-1,3%). Rimangono sostanzialmente stabili, invece, i volumi del prosciutto cotto, primo segmento del mercato con una quota del 29,1% a valore. “Risulta invece in controtendenza la bresaola – sottolinea Zanolla -, vista anche la discesa dello scontrino medio, dopo i forti rincari degli scorsi anni. Dati alla mano, ciò concorre a dimostrare chiaramente come il consumatore sia particolarmente reattivo non solo al posizionamento ma anche alle variazioni di prezzo”.
Considerando sempre il progressivo 2024 a maggio, nel peso imposto gli affettati mantengono invariati i volumi, cedendo però lo 0,8% in termini di fatturato, a fronte di un’analoga contrazione del prezzo medio. “A trainare la categoria affettati – illustra Zanolla – sono i risultati positivi del prosciutto cotto, della bresaola e degli arrosti, secondo una dinamica molto simile a quella già osservata nel peso variabile. Questi tre segmenti, infatti, evidenziano una trend deflattivo nel prezzo medio”.
GLI SNACK AVANZANO A DOPPIA CIFRA
Tra i segmenti del peso imposto spicca poi l’andamento degli snack, nicchia che mette a segno una crescita del +12,8% a volume e del +15,1% a valore. “Si tratta – spiega Zanolla – di una tendenza di lungo periodo, visibile già dal 2019. Le ottime performance registrate nel 2023 si spiegano anche attraverso un aumento della numerica referenze, passate da una media di cinque a sei, per poi raggiungere quota 6,6 nel primo semestre del 2024. I retailer, insomma, investono con convinzione su questo formato. Tuttavia, l’unica differenza rispetto agli anni passati è che nel 2024 le vendite degli snack sono state molto supportate dalle promo, con una crescita dell’intensità promozionale pari a quattro punti, considerata necessaria in questo periodo”.