Anche quest’anno la produzione di olio in Sicilia toccherà i minimi storici a causa della perdurante siccità. Secondo le prime stime, il prodotto finale potrebbe attestarsi non oltre le 20-25.000 tonnellate, circa la metà di una stagione normale. La conseguenza, a partire dai marchi Dop di olio d’oliva, sarà un ulteriore aumento dei prezzi in un anno che ha già portato a rincari tra il +16% e il +30%.
A livello produttivo, si stima quindi una perdita del -30% rispetto al 2023 con una produzione totale al di sotto delle 25.000 tonnellate. “Una produzione nella media è di 50.000 tonnellate, l’anno scorso eravamo scesi a 35.000 e nel 2017 eravamo a 70.000 – sottolinea Mario Terrasi, Presidente del Consorzio di Tutela dell’Olio Sicilia Igp, intervistato da Repubblica, – la crisi climatica ha colpito di più la Sicilia orientale, con un calo medio del -45%, mentre tra Palermo, Trapani e Agrigento la riduzione oscilla tra il -15 e il -20%”. Nel catanese, Cia stima cali che si aggirano intorno alla metà del raccolto di olive: alle falde dell’Etna la produzione di olio è di poco inferiore al 50%, mentre nel siracusano e nel ragusano la perdita ha raggiunto il 60%.
Al G7 sull’agricoltura da poco conclusosi a Siracusa è emerso che il calo delle rese in Sicilia e Puglia ha trascinato al produzione nazionale al ribasso, scavalcata da quella di Grecia, Tunisia e Turchia. I prezzi all’ingrosso e nei supermercati sono già lievitati. Secondo Ismea, il prezzo degli oli Dop Valli Trapanesi e Val di Mazara è aumentato del 27-28%, quello del Monte Etna del +30%, e il Monti Iblei del +16%. A causa dell’impatto del clima sulla fioritura degli ulivi i prezzi non si limitano a salire oggi, ma sono destinati ad aumentare ulteriormente anche l’anno prossimo. Anche perché diversi produttori trovano ormai più remunerativa la vendita delle olive da tavola rispetto all’invio in frantoio.