Nelle scorse puntate del Point of Value ci siamo focalizzati sul valore che può essere generato dai progetti che le aziende del food mettono in campo per perseguire i propri obiettivi. Abbiamo dimostrato che grazie a iniziative di filiera, come Value for Food, è possibile raggiungere questi traguardi più facilmente facendo crescere il valore complessivo del mercato e mettendo a sistema i virtuosismi che prima rimanevano racchiusi solo all’interno della singola azienda.
Studiare la filiera e farla evolvere, vuol dire studiare la supply chain delle singole aziende e dei legami che hanno con le altre realtà collegate con le quali collaborano. La supply chain delle aziende sta diventando sempre più complessa e stiamo passando da un concetto di catena del valore lineare, che viene alimentata da input univoci, a reti complesse interconnesse, i cui nodi sono fortemente dipendenti uno dall’altro con interdipendenze difficili da studiare.
Questo vuol dire che a fronte di un qualunque fenomeno distorsivo del mercato, si ottengono svariate reazioni complesse da gestire da parte delle aziende e che possono mettere in difficoltà la filiera estesa. Ci sono alcuni esempi che ci permettono di mettere a fuoco con semplicità questo concetto: pensiamo alle normative sempre piu stringenti sui requisiti di sostenibilità nelle catene di fornitura. Essi determinano la necessità di mettere in discussione il proprio parco fornitori, le modalità di consegna, gli accordi commerciali vigenti e di ridurre quanto più possibile gli impatti sulla profittabilità dell’azienda.
È possibile, con interventi mirati, andare a minimizzare le conseguenze negative di questi fenomeni, ma ciò richiede attenzione ed estrema professionalità. Come EY studiamo con attenzione le supply chain delle aziende e della filiera, e in particolare sul mercato del food italiano, focalizzandoci su:
- Strategia e network design: definire una nuova configurazione che permette di rendere più flessibile la propria rete produttiva e distributiva rendendosi in grado di ammortizzare fluttuazioni non previste delle domanda cliente e della catena di fornitura a monte.
- Product Lifecycle Management: analizzare e studiare nuovi prodotti e servizi adattandosi a cambiamenti non previsti di specifiche di materie prime o a nuovi processi produttivi innovativi che permettono di rendere distintiva la propria offerta.
- Procurement: ottimizzare la propria spesa su materiali diretti e indiretti, studiando la categoria e la sua evoluzione e rafforzando i rapporti con le terze parti in ottica di partnership.
- Pianificazione: previsione della domanda di mercato e valutazione degli impatti che possibili oscillazioni possono avere sull’output di produzione e sulla gestione delle scorte.
- Manufacturing: puntare all’operation excellence, che vuol dire professionalizzare, tramite tecniche mirate e contributi di digitalizzazione, la forza lavoro delle aziende all’interno degli stabilimenti. Ciò aumenta l’efficienza produttiva delle aziende ma soprattutto valorizza le professionalità degli operatori che devono percepire quanto sono rilevanti nella creazione del valore nelle aziende e sponsorizzare il proprio mestiere rendendolo sempre più attrattivo nei confronti delle nuove generazioni.
- Logistica e trasporto: sfruttare al meglio le capacità logistiche e distributive delle aziende considerando la sempre più limitata offerta di mercato e facendo attenzione a soddisfare la piena “compliance” nelle fasi di esecuzione.
- Building information modelling: fare leva sui nuovi requisiti necessari e opportunità offerti dalla digitalizzazione, per creare i gemelli digitali di tutti gli asset ad oggi presenti in azienda. Questa sarà una delle sfide del mercato che richiede alta specializzazione e padronanza nei nuovi strumenti disponibili.