Tra gli operatori della filiera dell’olio extravergine di oliva è atteso, non senza preoccupazione, un imminente ribasso dei prezzi al consumo. Due anni di forte calo delle rese in Spagna, primo produttore mondiale, hanno infatti portato a far crescere i listini ad un livello che l’olio d’oliva non aveva mai toccato in precedenza. Ora, di fronte al probabile aumento di produzione da parte della Spagna e di altri paesi, nel settore oleario è quando e di quanto caleranno i prezzi.
“La campagna olearia 2024-2025 porterà con sé importanti novità sotto il profilo produttivo”, spiega lo Head of corporate global affairs di Certified Origins, Giovanni Quaratesi, al Sole 24 Ore. “La Spagna tornerà sui livelli consueti, con 1,2/1,3 milioni di tonnellate dopo un biennio in cui, a causa della siccità, aveva prodotto circa 700.000 tonnellate. Ma si stima anche una produzione di 350.000 tonnellate in Turchia, 300.000 in Tunisia e 250.000 in Grecia. L’Italia sarà solo il quinto produttore, con un volume di circa 200.000 tonnellate o anche meno. Secondo le nostre elaborazioni su dati Poolred (la piattaforma di monitoraggio del mercato oleario in Spagna) e Ismea relativi a fine ottobre l’extravergine in Spagna è quotato 6,859 euro al chilo, in Italia il prezzo è di 9,17 euro, in Grecia di 7,15 e in Tunisia di 7,23. Un livello di quotazioni ancora molto sostenuto. Per cominciare a vedere degli effetti occorre attendere almeno la fine dell’anno quando la campagna di raccolta sarà nel vivo”.
I listini dei prezzi, particolarmente sostenuti negli ultimi 18 mesi, hanno prodotto due risultati. In primo luogo dal lato dei consumi, con un calo del -16% solo nell’ultimo anno (fonte: Assitol). In quest’ottica, una flessione dei prezzi potrebbe favorire un recupero delle vendite nel medio termine. L’altro importante effetto è stata una generale valorizzazione dell’olio extravergine d’oliva. “In questi anni di quotazioni elevate dell’olio extravergine – spiega al Sole 24 Ore il Presidente della Farchioni Olii, Pompeo Farchioni – si è registrata una crescita dei consumi degli oli Dop e degli oli di migliore qualità. Il consumatore, di fronte ad un extravergine convenzionale quotato 10 euro o più non di rado ha scelto di provare oli a denominazione d’origine, perché il differenziale di prezzo ormai si era assottigliato”.
La riprova è nel livello dei prezzi ancora molto sostenuto, anche per le quotazioni degli oli d’oliva a marchio Ue. Sia quelle di maggiori dimensioni come Igp Toscano, Terra di Bari, Val di Mazara e Igp Sicilia, sia dei marchi che possono contare su volumi ridotti. Secondo i dati Ismea relativi a ottobre scorso, al top per quotazioni c’è l’Olio di Brisighella Dop (Emilia-Romagna) quotato 25,2 euro al litro (in crescita del +11% in un anno). A seguire l’extravergine della Dop Garda con un prezzo di 16,7 euro al litro (+24%). Poco più sotto l’olio del Chianti classico Dop (15 euro, +9%) e della Riviera Ligure Dop (15 euro, +21%). A quota 11 euro (+25%) la principale denominazione per volumi, l’Igp Toscano, seguito da Terra di Bari (9,6 euro), Val di Mazara (9,2) e Igp Sicilia (9,1 euro). Prezzi non lontani da quelli di un olio extravergine convenzionale.