Il Consorzio del Prosciutto di Parma e l’Unione parmense degli industriali hanno deciso di contribuire al contrasto alla Peste suina africana donando all’Ausl di Parma sei gabbie destinate alla cattura dei cinghiali. Le misure, individuate dal commissario nazionale straordinario alla Psa per il contenimento e l’eradicazione del virus che sta mettendo in crisi la suinicoltura nazionale, prevedono il rafforzamento delle barriere stradali e autostradali, oltre alla costruzione di sistemi di contrasto alla libera movimentazione dei cinghiali.
“Il Consorzio del Prosciutto di Parma tutela la Dop e il suo comparto produttivo, che è strategico per l’economia del nostro Paese, anche in fatto di export”, commenta Alessandro Utini, Presidente del Consorzio. “La Psa, del tutto innocua per l’uomo, ha già determinato una significativa contrazione nella disponibilità di cosce fresche per il nostro prodotto e aumenti di costo che si inseriscono su un quadro di rincari estremamente gravosi per i nostri produttori. Accanto alle attività di contenimento del virus nel suino domestico portate avanti negli ultimi tempi, confidiamo in un intervento altrettanto incisivo sulla fauna selvatica, che desideriamo supportare concretamente con la nostra donazione”.
Gabriele Buia, Presidente dell’Unione parmense degli industriali, sottolinea: “Il contrasto alla diffusione della Peste suina africana ci ha visto costantemente in prima linea come associazione, a difesa delle aziende del territorio e delle loro produzioni eccellenti. Questa donazione si colloca in prosecuzione di quanto fatto e rappresenta un gesto concreto, utile ad accrescere la protezione degli allevamenti suinicoli scongiurando ulteriori chiusure. Resta inteso però che occorre una più ampia, forte e rapida azione di contrasto ed una precisa volontà politica per arrivare a eradicare l’epidemia in modo definitivo”.
Massimo Fabi, Commissario straordinario dell’Ausl di Parma e Direttore generale dell’Azienda ospedaliero-universitaria, parla di “importante contributo all’attività di contrasto all’espansione dell’epidemia. Proprio l’uso di trappole per la cattura dei cinghiali è uno degli strumenti indicati per l’azione di depopolamento dei suini selvatici ai fini dell’eradicazione della malattia, soprattutto in quelle aree dove dalle norme vigenti non viene consentita l’attività venatoria”.