
Riconquistare posizioni a livello internazionale e attivare una strategia nazionale unica lungimirante con risorse dedicate. È il messaggio del settore olivicolo emerso al convegno organizzato a Roma da Confagricoltura e Unapol, che ha visto coinvolti tutti gli attori della filiera e le istituzioni.
La produzione di olio d’oliva nel nostro Paese è in calo strutturale: tra condizioni climatiche avverse, frammentazione produttiva (il 40% delle aziende olivicole ha meno di 2 ettari di oliveto), volatilità dei prezzi e della redditività, negli ultimi 20 anni i volumi di olive raccolte si sono ridotti di oltre il 30%, quelli di olio più del 38%, mentre il calo delle superfici si è limitato al 3%. Una deriva che occorre a tutti i costi fermare.
INVESTIMENTI CONCRETI
Dal Presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, è venuto un ammonimento preciso: “Abbiamo un quadro italiano fatto di luci e ombre e occorre ripensare alla filiera produttiva, con investimenti concreti e senza far prevalere la visione ideologica. Se l’impresa è orientata al mercato, c’è bisogno di grande professionalità, perché altrimenti l’Italia perderà questa partita. Sul fronte internazionale il 73% della produzione è in mano a 5 Paesi: Spagna, Turchia, Tunisia, Grecia e Italia, ultima in questa classifica. Gli altri Paesi del bacino del Mediterraneo hanno saputo creare politiche settoriali mirate: Tunisia, Marocco, Egitto e Turchia stanno crescendo in maniera esponenziale. Non possiamo permetterci di stare a guardare”.
Ciò che frena l’Italia nella competizione internazionale sono più fattori, a partire da una strategia politica settoriale frammentata, con piani di settore territoriali, mentre occorre che si uniformino a quello nazionale in arrivo, anche per sfruttare al meglio le risorse che saranno messe in campo.
LA CONVOCAZIONE DEL TAVOLO OLIO
A riguardo il Sottosegretario al Masaf Patrizio la Pietra ha annunciato la prossima convocazione del Tavolo Olio, per il quale “si sta lavorando alla definizione delle linee guida, in modo da essere immediatamente operativi, e a un’unica interprofessione che coinvolga tutti gli attori della filiera”.
L’oliveto Italia è poi da ristrutturare. Il 61% delle piante ha più di 50 anni; il 49% ha una densità per ettaro inferiore a 140 piante e solo l’1,5% ha più di 400 piante per ettaro. Il quadro che emerge è di un oliveto Italia vecchio e poco competitivo, che necessita di essere ristrutturato. Occorre aumentare la produttività, rendere la gestione dell’oliveto economicamente più sostenibile e favorire azioni di rinnovamento degli impianti produttivi con modelli moderni che consentano di accrescere la capacità competitiva, come gli impianti ad alta densità da implementare senza pregiudizi per varietà. Infine, ma non ultime, la formazione e la valorizzazione del prodotto, a iniziare dalle scuole e dalla ristorazione. “Oggi abbiamo confermato – ha dichiarato Tommaso Loiodice, Presidente Unapol – l’importanza di unire le forze per affrontare le criticità del settore olivicolo”.
Fra i player del settore presenti al convegno per portare la propria voce, Carapelli Firenze, azienda olearia del gruppo Deoleo.
“Dobbiamo passare da una strategia orientata ai volumi a una strategia orientata al valore – ha esordito Ignacio Silva, Presidente FIAB e Deoleo –. Il compito dei produttori di olio d’oliva è infatti quello di investire in nuove strategie e progetti per aumentare la percezione del valore di questo alimento, incentivando un consumo consapevole. Un’azione concreta potrebbe essere la diffusione del Qr-code unico con tecnologia blockchain, che consenta di evidenziare la provenienza, la produzione e la qualità del prodotto. La nostra mission è dunque quella di continuare ad investire in qualità e innovazione tecnologica. Una concreta risposta a tutto ciò, sono gli accordi di filiera, di cui siamo stati orgogliosamente promotori da diversi anni. Eventi come questo di Confagricoltura e Unapol sono fondamentali per discutere delle prospettive del settore e delle proposte per renderlo competitivo”.