Ebbene sì, faccio outing: lavorare nella distribuzione moderna è decisamente affascinante e mi piace molto. Ogni santo giorno viene infatti dedicato, direttamente o indirettamente, a studiare come soddisfare le esigenze di un cliente in un contesto tecnologico e di scelte di consumo in continua evoluzione. E non parliamo di “qualche” cliente: ogni settimana, nei punti di vendita della dm, fanno acquisti più di 58 milioni di persone. Siamo in tanti a occuparci dei clienti: le imprese che operano in Italia, infatti, gestiscono oltre 54.000 pdv, tra alimentari e non alimentari, tra diretti e in franchising. Senza dimenticare l’e-commerce, nelle varie declinazioni dell’home delivery, click&collect, locker e rider. L’intero settore dà occupazione non solo a me, ma ad altri circa 450.000 addetti e il valore generato dal mondo della distribuzione è sempre più una leva importante di occupazione e crescita dei territori e un volàno per l’economia del Paese.
IL RUOLO STRATEGICO DELLA DM
Certo, la relazione con la politica non è sempre facile, sebbene noi ci si impegni quotidianamente a garantire la tutela del potere d’acquisto dei consumatori, attraverso politiche commerciali orientate alla massima convenienza e una libera e sana concorrenza tra di noi. Non penso che in Italia ci siano altri settori dove ce le si dà di santa ragione come nella nostra business community. Non solo: la dm sostiene investimenti sempre più importanti e crea nuova occupazione (soprattutto tra le donne e i giovani, tantissimo anche al Sud e quasi sempre con contratti a tempo indeterminato), contribuendo allo sviluppo del territorio e delle economie locali. Inoltre, con l’inesorabile sviluppo della Mdd generiamo enorme valore nella filiera, alimentando il tessuto delle Pmi italiane. Il tutto operando nel rispetto della legge e delle regole fiscali e sviluppandoci secondo principi di sostenibilità.
LA GENESI DI FEDERDISTRIBUZIONE
Ma si può fare tutto questo da soli? Secondo me no, e come me la pensarono oltre 60 anni fa altri signori ed è così che fondarono un’associazione di categoria che ha da sempre rappresentato le aziende della distribuzione moderna in Italia: Federdistribuzione. La nostra federazione ha avuto diverse evoluzioni. Fondata nel 1960 come Aigid (Associazione Italiana delle Grandi Imprese di Distribuzione al Dettaglio), si è trasformata nel 1978 in Faid Federdistribuzione, ampliando la rappresentanza delle diverse formule del commercio moderno. Nel 2005 dalla fusione con Federcom è nata l’attuale Federdistribuzione: un unico soggetto che rappresenta un vasto sistema di imprese del commercio.
Oggi le imprese associate a Federdistribuzione generano un fatturato complessivo di oltre 80 miliardi di euro, rappresentando il 52,2% del totale della dm alimentare; gestiscono una rete di 18.400 punti vendita, di cui oltre 7.600 in franchising, e impiegano più di 220.000 addetti. Inoltre, costituiscono oltre il 32% del valore dei consumi commercializzabili in Italia. Fa molto la nostra federazione, e anche molto bene. Spesso chi critica è attore della favola di Esopo della Volpe e l’Uva.
LA VOCE DELLA DISTRIBUZIONE MODERNA
Ma cosa fa, in sintesi, Federdistribuzione? In primis fa attività di rappresentanza del settore presso il Governo e le istituzioni nazionali, territoriali ed europee, poi attua interventi su tutte le normative nazionali, regionali ed europee di interesse per il settore, per la risoluzione delle criticità delle imprese del retail; quindi svolge attività di supporto e informazione alle imprese, sotto il profilo normativo e operativo, su diverse tematiche che coinvolgono le imprese della dm (norme sul commercio o sulle attività commerciali, fiscalità, sostenibilità, sicurezza alimentare e non alimentare, ecc.).
Inoltre, Federdistribuzione è attenta nel presidiare i tavoli e le commissioni istituzionali sulle più diverse tematiche (presso Ministeri, Presidenza del Consiglio, Agenzia entrate, Autorità, Regioni, ecc.) e molte energie vengono investite nel definire il miglior Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro, sebbene quest’anno, pur avendo alla fine un testo migliore di altri, ha dovuto penare molto. Siamo attenti a gestire le politiche del lavoro e, in particolare, quelle dell’inclusione. Mille altre attività sono ad alto valore aggiunto: dalla gestione dei rapporti di filiera all’ attività sulle semplificazioni per le imprese del retail, dalle azioni per agevolare la rigenerazione urbana al recupero delle aree dismesse.
Per terminare questo palese spottone, il mio auspicio è che la nostra compagine associativa possa continuare a crescere e rappresentare sempre meglio il retail moderno in tutte le sue forme e in tutti i contesti dove è necessario. Vabbè, io mi siedo sulla riva del fiume e aspetto, e non certamente Godot.