
Gli Stati Uniti si trovano ad affrontare una severa crisi nel settore delle uova. Un’aggressiva epidemia di influenza aviaria ha colpito duramente gli allevamenti americani, provocando un’impennata dei prezzi che ha visto una confezione da dodici uova raggiungere gli otto dollari. Questa situazione critica ha indotto Washington a cercare soluzioni oltreconfine, rivolgendo la propria attenzione all’Europa e, in particolare, all’Italia, nel tentativo di assicurarsi un sostegno immediato in vista delle festività pasquali.
IL VENETO AL CENTRO DELLE RICHIESTE DI UOVA DAGLI USA
Inizialmente la risposta da parte di Unaitalia, l’Unione nazionale filiere agroalimentari carni e uova, è stata negativa. I funzionari statunitensi si sono successivamente spostati in Veneto, regione che si posiziona ai vertici della produzione di uova in Italia. Michele Barbetta, Presidente del settore avicolo di Confagricoltura Veneto, ha confermato l’interesse americano precisando però come l’epidemia aviaria abbia avuto un impatto significativo anche in Italia – sebbene inferiore rispetto agli Stati Uniti – con l’abbattimento di quattro milioni di galline ovaiole su 41 milioni dallo scorso autunno: una perdita del 10% della produzione, pari a 1,4 miliardi di uova su un totale di 14 miliardi. “Quello che rimane è quasi tutto destinato al consumo nazionale”, ha spiegato Barbetta. “Ovviamente, data la mancanza di prodotto, il prezzo continua a salire anche in Italia, anche se non ai livelli degli Usa. Gli altri paesi europei non stanno meglio, dato che l’aviaria ha colpito ovunque”.
L’assessore regionale all’Agricoltura, Federico Caner, ha mostrato una cauta apertura verso la richiesta statunitense, non mancando però di sottolineare alcune criticità. “Mi fa piacere che gli Stati Uniti si rivolgano al Veneto per far fronte alla carenza di uova causata dall’epidemia di aviaria. Noi, in un contesto di economia globale per l’agroalimentare, gliele forniamo volentieri anche se pure qui la situazione è complessa. Gli Usa si ricordino però che il mercato è mondiale e senza confini, e questa ne è l’ennesima dimostrazione: gliene facciamo memoria una volta in più, visto che parlano di dazi sull’import quando da loro una confezione di uova costa già oggi oltre otto dollari”.
ASSOAVI VALUTA UN “AIUTO UMANITARIO”
Gian Luca Bagnara, Presidente nazionale di Assoavi e del gruppo di lavoro uova e pollame del Copa-Cogeca a Bruxelles, ha commentato: “Potrebbe esserci qualche margine per fornire un aiuto umanitario agli States”. Ferma restando la necessità di “valutare attentamente la situazione, considerati i picchi di domanda interna per Pasqua e Natale”.