
L’Area Studi Mediobanca ha presenta la nuova edizione dell’Osservatorio sulla Gdo italiana e internazionale a prevalenza alimentare, che aggrega i dati economico-patrimoniali di 124 aziende nazionali e 31 maggiori player internazionali per il periodo 2019-2024. Lo studio quest’anno comprende approfondimenti sui singoli segmenti, un focus sui prodotti Mdd, sulle tematiche Esg e sulla governance.
Le principali evidenze sono state commentate durante un evento a cui hanno partecipato i principali player: Conad, Coop Italia, Selex e Lidl nella prima tavola rotonda “Retail alla prova del futuro: strategie, leadership e scenari per i grandi player”; Gruppo Arena, Crai Secom e Magazzini Gabrielli nella seconda, intitolata “Radici forti, crescita veloce: le insegne locali che fanno la differenza”.
FATTURATO IN CRESCITA
Tra i dati emersi dall’analisi di Mediobanca emerge che nel 2024, con un’inflazione pressoché nulla, si stima una crescita del fatturato della Gdo pari al +3% sull’anno precedente, che segue un biennio in cui l’aumento generalizzato dei prezzi ha spinto le vendite del +7,6% nel 2022 e +7,7% nel 2023. Lo scorso anno si è caratterizzato per margini ai massimi livelli dal 2019 e per la ripresa degli investimenti (+18,7% sul 2022). Si riduce il divario tra i discount (+9,2% i ricavi sul 2022) e gli altri operatori (+7,3%). Il 90% delle imprese nel 2023-2024 ha effettuato investimenti per ristrutturazioni di punti di vendita già esistenti, l’80% per nuove aperture.

La distribuzione organizzata, dal canto suo, guida il consolidamento del mercato (+6,7 p.p. dal 2019). La Gdo italiana si conferma un affare di famiglia, dal controllo (85,4% delle aziende) ai Cda (3 membri su 4 sono anche azionisti). Nel frattempo, dal 2019 a oggi i board si sono “ringiovaniti (-3,8 anni l’età media) e sono aumentate le quote rosa (dal 16,7% al 19,9% del totale).
INVESTIMENTI “SOSTENIBILI”
Il report di Mediobanca rileva che nell’ultimo biennio tre quarti delle imprese della Gdo hanno effettuato investimenti in sostenibilità. Nel 90,5% dei casi le aziende sono state spinte dalla necessità di migliorare la propria reputazione, motivazione seguita dalla visione dell’imprenditore o del top management (76,2%) e dall’esigenza di adeguarsi alla normativa (66,7%). La presenza di report dedicati interessa i due terzi delle aziende.
Nel 16,7% dei casi esiste un manager con carica esclusiva in tema Esg. Più frequente invece che se ne occupi un manager che ha anche altre funzioni aziendali (36,7% degli operatori) o direttamente il Presidente o l’Amministratore delegato (23,2%). Con riferimento ai temi oggetto di misurazione analitica, per quanto riguarda le risorse umane, a fronte di una forza lavoro femminile complessiva del 62,9%, le quote rosa calano al 21,6% tra i manager.