È allarme fisco per Federalimentare, che attacca frontalmente alcune misure del Governo Monti – l’aumento dell’Iva e la ventilata ‘food tax’ – in occasione dell’annuale presentazione del bilancio 2011 dell’industria alimentare italiana e della valutazione delle prospettive del settore nel 2012. Secondo le prime stime del Centro studi della federazione, infatti già solo dal nuovo aumento Iva arriveranno aggravi per oltre 3 miliardi di euro, peggiorando così tutte le previsioni per il settore. L’introduzione di una nuova tassa su cibi e bevande – sottolinea una nota stampa di Federalimentare –contraddice l’impegno preso dal Governo di adottare strategie e misure di rilancio dell’economia: gli oltre 3 miliardi di euro di maggiori costi Iva rappresentano infatti circa l’1,5% del totale dei consumi alimentari complessivi. I consumi, a valuta corrente, rimarrebbero così fermi a 208 miliardi, registrando una sostanziale perdita in termini reali del -2,5% in quantità, perdita più elevata per le famiglie a basso reddito, dove il peso dell’alimentare sulla spesa complessiva sale dal 17% fino al 25-30 per cento. E anche l’export, sempre più trainante per il settore, potrebbe registrare un brusco rallentamento rispetto alla media degli ultimi anni, attestandosi, a fine anno, su un +7% rispetto al +8,7% atteso nel 2012, con una perdita di quasi 2 punti percentuali. “Senza contare – aggiunge la nota ufficiale di Federalimentare – l’effetto d’immagine negativa sul made in Italy derivante dal fatto che fino al 14% dei nostri prodotti (quasi 3 miliardi di euro sul globale del nostro export) che varcano la frontiera sarebbero gravati da una sorta di marchio d’infamia (una tassa, applicata perché non considerati cibi sani), che ne comprometterebbe la migliore affermazione sui mercati internazionali”. Una ricerca di Format Research sulla reputation dell’industria alimentare italiana, realizzata a febbraio 2012 su un campione di 1.000 manager di aziende alimentari, rivela che, oggi, per 2 aziende alimentari su 3 (66,1%) è prioritario offrire alimenti sempre più nutrizionalmente equilibrati e promuovere stili di vita salutari. Mentre 6 aziende su 10 (58%) rivelano che è centrale per il proprio business la capacità di fare innovazione, messa seriamente a rischio da questa ipotesi di tassazione. “Si prospetta una manovra su un comparto caratterizzato da consumi già recessivi, con misure che colpirebbero in modo importante il carrello della spesa dei generi di prima necessità – afferma Filippo Ferrua Magliani, presidente di Federalimentare – Questa zavorra non è sopportabile né per le tasche dei consumatori né per l’industria alimentare, che sta vivendo una congiuntura difficile, con prospettive di ripresa lenta e sofferta rimandate, nella migliore delle ipotesi, al 2014. Una tassa sugli alimenti, inoltre, è la più odiosa delle tasse perché colpisce soprattutto i redditi medio bassi, imponendo scelte di consumo di peggior qualità e rinunce a momenti conviviali e di gratificazione”. Già il 2011, peraltro, ha portato nuove criticità all’industria alimentare italiana: a cominciare dal riapparire della flessione della produzione, che già si era presentata nel biennio 2008-2009. Il calo del 2011 sull’anno precedente è stato del -1,7%, mentre il valore del fatturato del settore è cresciuto solo del 2,4%, al di sotto del tasso d’inflazione (+3,2%), attestandosi a 127 miliardi di euro.
Nel 2011 i consumi alimentari si sono fermati a 208 miliardi di euro (-2% in termini reali). Depurata dall’inflazione, l’invarianza nel commercio dei consumi alimentari nel 2011 si traduce in un calo di oltre 2 punti percentuali in quantità. Il calo dei consumi al dettaglio del -1% del dicembre 2011 rispetto a novembre e del -1,7% rispetto al dicembre 2010 consegna, inoltre, al 2012 una velocità di uscita che lascia presagire un anno altrettanto negativo. L’export alimentare nel 2011 si è chiuso con una quota di 23 miliardi e un +10 per cento. Nel 2012 si attendono 25 miliardi di export con una crescita di 8,7 punti percentuali.
Con 127 miliardi di euro di fatturato, l’industria alimentare italiana ha raggiunto i 23 miliardi di export, con un saldo attivo della bilancia commerciale di oltre 4 miliardi di euro. Nel 2011 l’industria alimentare si è confermata, con i suoi oltre 410.000 dipendenti, il secondo settore manifatturiero d’Italia dopo la meccanica ed è al terzo posto in Europa, a ridosso dell’industria alimentare tedesca e francese, con una prevalenza significativa di pmi: su 6.300 Imprese, una trentina sono di grandi dimensioni, circa 200 sono medie e le restanti 6.000 sono di piccole, se non piccolissime dimensioni (da 10 addetti in su).
L’impatto delle nuove ipotesi d’imposizione (iva e food tax) sull’industria food nel 2012
Previsioni 2012 | Valori | Previsioni 2012 con impatto Iva e Food tax |
130 miliardi di euro (+2,3%) | Fatturato | 126 miliardi di euro (-0,8%) |
-1,2% | Var. produzione a volume | -1,7% |
25 miliardi di euro (+8,7%) | Export | 24,6 miliardi di euro (+7%) |
210 miliardi di euro (-1,6%) | Consumi alimentari (var. a valori costanti) |
208 miliardi di euro (-2,5%) |
In euro e var. % su 2011
Fonte: elaborazioni e stime Centro Studi Federalimentare su dati Istat