Spagna, consumi in calo nel 2011

Spagna, consumi in calo nel 2011

La crisi mette a dieta la Spagna. Nel 2011, il consumo alimentare domestico del Paese è sceso a livello quantitativo infatti dello 0,7%, accumulando un calo del 4,7% negli ultimi tre anni. Complice soprattutto il trend dei prezzi medi, che lo scorso anno ha registrato un incremento del 1,3% rispetto al 2010, portando il valore della spesa a 67.520 milioni di euro.
Lo studio presentato dal ministero dell’Agricoltura, alimentazione e ambiente spagnolo rivela che ad avere alleggerito il carrello della spesa alimentare sono state soprattutto le coppie con bambini sotto i 6 anni e le coppie con bambini tra i 6 i 15 anni, il cui consumo pro capite è sceso rispettivamente del 4 e del 7%, a fronte invece della crescita del 3% del consumo pro capite dei pensionati.
Ma come si presenta oggi la tavola made in Spain? Gli alimenti freschi, che da soli rappresentano circa la metà del budget delle famiglie, hanno scontato una leggera battuta di arresto, pari allo 0,2 per cento. Giù soprattutto i consumi di carne (-0,6%) e di pesce (-1,6%), che entrambi, però, invertono la tendenza al ribasso nelle versioni surgelate. La carne in particolare registra nel segmento del sottozero un incoraggiante +14,2 per cento. Scendono dello 0,8% i consumi di frutta fresca, con la sola eccezione di alcuni frutti di stagione come le ciliegie che addirittura schizzano al +20,4 per cento. Tengono i consumi di verdure fresche, che evidenziano un tasso di crescita del 3,7%, con picchi di rilievo per quanto riguarda asparagi (+10,1%) e zucchine (+10%). Male invece le patate fresche in flessione del 3,9 per cento. Anche il settore dei condimenti non regala troppe soddisfazioni al mercato dei consumi iberico: l’olio ha conosciuto un leggero calo del -0,7%, determinato principalmente dalla performance negativa a volume dell’olio di girasole (-4,3%). Mentre l’olio d’oliva nel suo complesso ha subito una flessione dello 0,7%, appesantito dal percorso involutivo dell’extravergine d’oliva (-1,7%). Non confortano nemmeno i dati sul beverage, fatta eccezione per la birra, le bibite gassate, gli spumanti e champagne.
Il risicato potere di acquisto delle famiglie spagnole sta favorendo la scalata della pl in espansione sia a volume sia a valore, apprezzata dal 92% dei consumatori interpellati dalla ricerca. Le categorie in cui i prodotti a marchio del distributore sviluppano le più alte quote di mercato a volume sono quelle dei cereali (76,3%), l’olio di girasole (76,1%), la pasticceria salata (70,3%), la pasta (68,8%) e le conserve di pesce (68%), nei settori delle bevande analcoliche del vino e dei formaggi giocano un ruolo minoritario con una quota che si aggira intorno al 30 per cento. Supermercati e discount rappresentano i canali d’elezione sviluppando insieme un’incidenza a volume del 42%, mentre i negozi tradizionali si confermano il canale preferenziale per l’acquisto di alimenti freschi veicolandone il 30,7% delle vendite sempre a volume.

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