Crisi Russia-Ucraina – Momenti bui anche per il dairy

Pur non coinvolto direttamente, il dairy italiano potrebbe risentire delle reazioni di Russia e paesi limitrofi alle sanzioni Ue. Quale scenario si prospetta, dunque? Le risposte nel commento di Paolo Zanetti, Presidente Assolatte rilasciato a Food

Rispetto ad altri settori del food&beverage, il comparto dairy non è fra quelli direttamente interessati dai recenti accadimenti sul fronte russo-ucraino, soprattutto per quanto riguarda il reperimento di materie prime per le produzioni nazionali. Ciò non toglie che, in un mercato globalizzato, le conseguenze del conflitto abbiano impatti più o meno importanti, su tutte le filiere agroalimentari. “Da un lato, gli analisti prevedono ulteriori rincari energetici e delle materie prime alimentari – dichiara Paolo Zanetti, (nella foto) Presidente Assolatte –, dall’altro non è difficile prevedere che quello che sta succedendo avrà un effetto dirompente sui rapporti commerciali tra Unione europea, paesi dell’ex Unione Sovietica e il resto del mondo, con ripercussioni sul commercio globale. Con ogni probabilità, la Russia e i paesi che le sono vicini reagiranno alle sanzioni con pesanti iniziative”.

Paolo Zanetti, Presidente Assolatte

L’EMBARGO RUSSO DEL 2014

Assolatte ricorda come, nel 2014, proprio a seguito del contenzioso sulla Crimea e in risposta alle sanzioni europee, la Russia aveva decretato l’embargo sui nostri prodotti. Decisione che aveva colpito duramente anche il settore lattiero caseario europeo, con un blocco delle esportazioni che aveva comportato non poche difficoltà anche per le aziende italiane. “Perdite importanti – sottolinea Zanetti –. Anche perché in questi otto anni i consumatori russi hanno sostituito i nostri formaggi con quelli di altri paesi, senza dimenticare gli investimenti pubblici di Mosca per raggiungere un maggior grado di autosufficienza, in un segmento strategico come quello della produzione e della trasformazione del latte”.

LE CONSEGUENZE ‘VICINE’

Dopo la Russia, è stata la volta della Bielorussia, che a inizio anno ha anch’essa deciso di bloccare le importazioni di formaggi dai paesi dell’Ue, compresa l’Italia –che nei primi sette mesi del 2021 aveva visto un’impennata dell’export verso il paese del +66,5% a volume –. Non si può escludere che quanto sta accadendo porti altri paesi ad analoghe contromisure.

Inoltre, preoccupa l’esposizione finanziaria delle aziende casearie italiane che fino a prima del conflitto avevano investito nell’export verso i paesi est europei, in particolare verso l’Ucraina in cui era in forte crescita. “Negli ultimi due anni avevamo triplicato il valore delle nostre esportazioni – sottolinea Zanetti –, che valgono più di un milione di euro al mese, con alcune aziende molto esposte, perché hanno investito per far crescere quel mercato. Fino a pochi giorni fa, le nostre aziende hanno regolarmente rifornito supermercati e ristoranti ucraini. Chissà se riusciranno a recuperare i costi. Un quadro a tinte fosche, che non ci aspettavamo. Speriamo che si giunga a una soluzione”.

© Riproduzione riservata