Continua a tenere banco l’allarme legato alla diffusione delle peste suina africana, a ormai quattro mesi dal primo ritrovamento. La notizia di un caso di Psa rilevato a Roma, quindi ampiamente fuori dall’area sinora interessata, rende necessarie ulteriori misure di prevenzione. “Per il nostro settore – commenta Ruggero Lenti, Presidente di Assica – non è mai il momento di tirare un sospiro di sollievo. Le nostre aziende stanno affrontando un aumento dei costi importantissimo e senza precedenti in questo periodo. A partire dai prezzi dell’energia, quadruplicati rispetto a quelli dello scorso anno. Fino ad arrivare ai costi dei materiali accessori e di confezionamento come plastica e cartoni, e per giungere fino ai trasporti. A questi costi si è aggiunto anche l’aumento della carne suina e delle altre materie prime carnee che costituiscono la base per la produzione dei salumi. È evidente che, in questo scenario, il ritrovamento di un caso di Psa a Roma è un altro scossone che non aiuta”.
GLI INTERVENTI RICHIESTI
La zona dell’ultimo ritrovamento, che riguarda ancora una volta un cinghiale, è quella della riserva naturale dell’Insugherata. Si tratta di un’area di circa 740 ettari tra Trionfale e la Cassia, fortunatamente priva di allevamenti di grandi dimensioni. “A quattro mesi dal ritrovamento della prima positività al Nord Italia – aggiunge Lenti – non è più possibile temporeggiare. È necessario completare al più presto il posizionamento delle barriere fisiche di contenimento, delle reti ove necessarie, atte ad evitare la movimentazione dei cinghiali dalle zone interessate dal virus. Ed è urgente avviare una politica di controllo della popolazione dei selvatici”.
L’APPELLO DI ASSICA
Risulta difficile, al momento, prevedere se la notizia della nuova positività riscontrata a Roma determinerà l’adozione di ulteriori restrizioni all’importazione di prodotti suini dall’Italia. Tuttavia, il rischio è concreto. “Per questo motivo – sottolinea Lenti – chiediamo a tutte le Istituzioni preposte alla gestione dell’emergenza di intensificare la reciproca collaborazione nell’attuazione della strategia per l’eradicazione del virus. E, inoltre, di rafforzare le iniziative di informazione e sensibilizzazione riguardo alle modalità di diffusione della malattia. Questo è indispensabile anche a supporto dell’attività di negoziazione che il Ministero della Salute sta conducendo per ottenere la riapertura dei mercati esteri alle produzioni suine italiane. Sono in gioco 2.205 miliardi di export italiano”.