Viviamo in un mondo in continua evoluzione, in cui fare innovazione significa innanzitutto comprendere e affrontare la complessità.
Una delle principali sfide delle aziende è proprio quella di intercettare e interpretare i segnali del cambiamento, creando prodotti realmente distintivi e di valore, in grado di soddisfare i desideri emergenti delle persone.
Per rispondere a questa esigenza delle aziende i ricercatori di Bva Doxa, azienda leader nel market research, e i designer di Things, design & innovation agency, hanno unito le loro forze, dando vita a un approccio interdisciplinare, in grado di trasformare la complessità in innovazione.
È nato così il modello di Data-Driven Design: un metodo che combina ricerca, progettazione e sviluppo, mettendo al centro i bisogni e le esigenze dei consumatori, al fine di sviluppare soluzioni ed esperienze innovative, minimizzando i rischi imprenditoriali.
Il modello prevede un processo adattivo, customizzato e sempre rilevante rispetto ai contesti di applicazione, che miscela diverse metodologie iterative di progettazione (Design Thinking, Lean UX, Agile UX), in base alle varie fasi dello sviluppo e della performance di business, guidati da un efficace go to market.
L’APPROCCIO DATA-DRIVEN DESIGN
Il Data-Driven Design prevede varie fasi, ognuna delle quali è caratterizzata da determinate attività e specifici obiettivi: ricerca e strategia, generazione dell’idea, validazione dell’idea, sviluppo e prototipazione, validazione degli utenti, per arrivare infine allo sviluppo della soluzione, al lancio sul mercato e alla valutazione dell’impatto.
In tutto il percorso progettuale, rivestono particolare valore gli insight e i segnali deboli intercettati con le esplorazioni qualitative, che alimentano e integrano i dati statistici delle misurazioni quantitative.
Aziende e organizzazioni scelgono l’approccio Data-Driven Design e il supporto consulenziale Bva Doxa-Things per intraprendere progetti strategici o per ottimizzarne efficacia e ritorno. Questo sia quando gli obiettivi sono precisi e ben definiti, sia quando sono ampi e completamente da identificare:
- Come posso innovare nella mia azienda, quali strade e iniziative prendere e quindi cosa sviluppare?
- La mia azienda deve aggiornarsi e attivarsi sul fronte della sostenibilità: cosa fare?
- Come rivedere la strategia di comunicazione e migliorare l’efficacia dei touchpoints per ottenere una migliore conversione?
“Il lavoro congiunto con Things – spiega Massimo Sumberesi, Head of Business Unit del gruppo Bva Doxa – ci permette di partecipare attivamente al momento cruciale in cui l’innovazione prende forma, ossia quando non si ha ancora un MVP da lanciare e, dunque, molto prima delle fasi di consumer testing e user validation in cui veniamo solitamente coinvolti”.
“Grazie alla collaborazione con Bva Doxa – commenta Pier Bardoni, Fondatore e Ceo di Things– possiamo fruire di una ricerca sugli utenti più ampia e certificata con campioni rappresentativi, validare prototipi di ecosistemi ibridi anche complessi fondendo le tecniche di ricerca di mercato con quelle di validazione del prodotto”.
In sintesi, il Data-Driven Design consente di:
- Rendere i processi di innovazione più strutturati, concreti ed efficaci
- Identificare i fattori critici di successo nello sviluppo di prodotti e servizi
- Valorizzare competenze e asset aziendali in un percorso evolutivo
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