Si chiama “Inizio” la nuova varietà di grano duro biologico allo studio con la ricerca della Fondazione “Seminare il Futuro”, sostenuta da Natura Sì e dalla Cooperativa Girolomoni, con la collaborazione del Crea di Foggia, concepita come investimento sul futuro dell’agricoltura biologica a partire dalle sementi.
Come sottolinea Natura Sì, la Fondazione Seminare il Futuro è nata per “sostenere la ricerca e arrivare a produrre sementi 100% biologiche attraverso la creazione di comunità agricole che facciano dello scambio, della cultura e della preservazione della varietà di sementi non ibride il fulcro della loro attività”. Tutto questo partendo dalla constatazione secondo la quale oggi in agricoltura sono utilizzate sementi selezionate per la coltivazione convenzionale. “Anche una buona parte degli agricoltori biologici – sottolinea Natura Sì – è costretta ad usare gli stessi semi, i quali non si adattano al metodo bio. Si tratta di sementi adattate all’uso di concimi chimici e di pesticidi, perché in questi anni è mancata pesantemente un’attività di ricerca per avere semi adatti all’agricoltura biologica e biodinamica e questo crea problemi sia di qualità che di produttività”. Da qui è nata l’idea di studiare le modalità per produrre una varietà di grano duro biologico basata su sementi specifiche, e a loro volta bio.
“Focus della ricerca sulle sementi per il bio è il grano duro, quello che serve a realizzare la pasta, il più tipico dei piatti italiani – spiega Fabio Brescacin, Presidente EcorNaturaSì – ma stiamo incrociando in maniera naturale altre 200 diverse linee di sementi, tra cui le orticole, per le quali il tema del seme non ibrido è pressante ancor di più vista la perdita di biodiversità perpetrata a vantaggio dei semi ibridi. L’obiettivo è verificare quelle più adatte alle esigenze di agricoltori che non utilizzano fertilizzanti e pesticidi chimici di sintesi. Seminare il futuro è anche un esempio di inclusione; per allargare la partecipazione a tutti coloro che hanno a cuore la tutela dei semi occorre sviluppare e rigenerare varietà che rispondano alle diverse esigenze agricole e nutrizionali delle nostre aziende, rispettando la pianta, il suolo e la biodiversità naturale. La Fondazione – conclude Brescacin – è nata per fare questo: abbiamo di fronte ancora anni di sperimentazione in quel grande laboratorio che sono i nostri campi, e per farlo chiederemo la partecipazione di tutti: dagli scienziati ai clienti”.