Rincari, siccità e rischio di speculazioni, si apre così la campagna di trasformazione del pomodoro 2022, che quest’anno è partita con qualche giorno di anticipo e qualche preoccupazione in più.
La raccolta dei pomodori è iniziata prima a causa della precoce maturazione dei pomodori, dovuta alle alte temperature delle scorse settimane; a questo si aggiungono le tante incognite dovute a un contesto economico quanto mai incerto per la siccità, in particolare nel bacino Nord, la difficoltà nel reperire manodopera stagionale sia nei campi che nell’industria, l’esponenziale aumento dei costi delle materie prime, degli imballaggi primari e secondari e soprattutto delle risorse energetiche e il crescente rischio di pericolose speculazioni, che mettono in grande difficoltà uno dei comparti più rappresentativi e importanti dell’industria alimentare italiana.
“I rincari, che hanno raggiunto livelli senza precedenti non solo in termini di quantità, ma soprattutto per la generalità degli elementi di costo interessati, hanno fatto lievitare enormemente i costi di produzione – dichiara Marco Serafini, Presidente Anicav –. Il comparto sarà messo a dura prova, ma restiamo fiduciosi confidando nelle capacità di resilienza dei nostri imprenditori che cercheranno, almeno in parte, di attutire le conseguenze di tali aumenti incidendo sui propri margini”.
LE PRIME STIME SULLA CAMPAGNA 2022
La filiera del pomodoro da industria rappresenta la più importante filiera italiana dell’ortofrutta trasformata. Con un fatturato 2021 di 3,7 miliardi di euro, di cui circa 2 miliardi derivanti dall’export, riveste un ruolo strategico e di traino dell’economia nazionale: impiega circa 10.000 lavoratori fissi e oltre 25.000 lavoratori stagionali, cui si aggiunge la manodopera impegnata nell’indotto.
Per la campagna di trasformazione 2022 in Italia sono stati messi a coltura 65.180 ettari (-8,5% rispetto all’anno record 2021), di cui 37.024 nel bacino Nord (-4,1% rispetto alla scorsa campagna) e 28.156 nel bacino Centro-sud (-13,6% sul 2021).
Si prevede, quindi, sulla base degli ettari messi a coltura e delle medie degli scorsi anni, una produzione tra 5,2 e 5,4 milioni di tonnellate; numeri che al momento sono solo delle stime, perché il volume delle produzioni dipenderà sia dalle rese agricole sia da quelle industriali, con la massima attenzione sulla qualità del prodotto finito.
“La campagna di trasformazione – dichiara Giovanni De Angelis, Direttore Generale Anicav – parte tra tante incognite, siccità, condizioni climatiche, difficoltà nel reperimento della manodopera, e in un complesso quadro macroeconomico. Ci preoccupa, ancor più, l’atteggiamento speculativo di una parte del mondo agricolo, già palesato in questo avvio di campagna, che rischia seriamente di mettere in discussione la sopravvivenza della filiera, in particolare nel bacino centro meridionale. È il caso di ricordare che l’industria, dopo mesi di trattative, ha riconosciuto un prezzo di riferimento del pomodoro al Nord e, ancor di più, al Centro Sud che non ha precedenti nella storia della contrattazione del pomodoro da industria e che rimane il più alto pagato al mondo”.