I formaggi duri Dop continuano a migliorare le loro perfomance sui mercati esteri. Nonostante l’esplosione dei costi di produzione della filiera del latte, le lunghe stagionature consentono un ritardo nell’immessa sul mercato di prodotti a prezzi rincarati.
Secondo i dati Istat, nel periodo gennaio/maggio 2022 l’export di Grana Padano è cresciuto del +12,16% raggiungendo il numero di 974.298 forme da 38 kg. Si conferma pertanto la tendenza a superare nell’anno in corso le 2.300.000 forme di export con una crescita, rispetto al 2021, di 140.000 forme esportate.
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I mercati oltreconfine hanno mostrato di apprezzare i formaggi della tradizione italiana locale, aiutando a consolidare anche l’export di Gruppo Formaggi del Trentino che incide per circa il 15% sul fatturato sulle esportazioni totali della categoria (ndr formaggi duri Dop). “Nonostante il Consorzio non faccia ancora grandi numeri all’estero – dichiara Anna Rizzi, Responsabile marketing Trentingrana Gruppo Formaggi del Trentino – vanta clienti molto fidelizzati in Germania, Austria e Svizzera. Il nostro cavallo di battaglia è sempre Trentingrana, ma sta aumentando l’interesse per i Formaggi Tradizionali e per i Sapori di Malga, una gamma di nicchia fatta con il latte degli alpeggi estivi”.
OPPORTUNITÀ DI SVILUPPO ANCORA DA COGLIERE
Il Consorzio del Parmigiano reggiano Dop sottolinea come il Parmigiano Reggiano Dop sia il formaggio capace di generare i valori più elevati della categoria. All’estero, nel primo semestre del 2022, i mercati che hanno performato meglio sono gli Stati Uniti (secondo solo all’Italia), la Francia, la Spagna e l’Australia. “Tra i principali fattori di successo – ricorda Mangini –, vi è un potenziale inespresso: basti pensare che negli Usa la nostra quota è intorno al 5% nella categoria dei ‘parmesan cheese’, da qui gli sforzi che stiamo sostenendo con tutti gli operatori per promuovere questo prodotto”.
Infatti le eccellenze italiane all’estero continuano a combattere contro l’Italian sounding, il Consorzio del Grana Padano Dop continua la battaglia a fianco della filiera lattiero casearia: “È una concorrenza sleale nei confronti del Grana Padano – dichiara Stefano Berni, Direttore generale Consorzio Grana Padano Dop – ma è soprattutto un inganno verso i consumatori che sono convinti di comprare Grana Padano Dop, magari più a buon mercato, e invece portano in tavola un prodotto che spesso non si sa neppure se sia formaggio o quanto latte contenga. Nell’Unione europea e nei paesi che hanno sottoscritto accordi bilaterali con la Ue sulla tutela reciproca dei prodotti tipici, come Canada, Giappone e Cina, queste imitazioni sono punite come contraffazioni o truffe, quindi reati, a tutela dei consumatori. E anche poche settimane fa in Italia il Tribunale delle Imprese di Venezia ha ribadito che la denominazione Grana si può esclusivamente usare insieme all’aggettivo Padano”.