Unionfood disponibile a un confronto sul “caro pasta”

Con una nota del presidente dei pastai Riccardo Felicetti, Unionfood si dichiara pronta a discutere le dinamiche dei prezzi, sottolineando che a definire quello della pasta concorrono molti fattori, non solo il prezzo del grano duro
Unionfood disponibile a un confronto sul “caro pasta”

“Siamo sempre stati dalla parte dei consumatori e continueremo a farlo. Siamo favorevoli ad azioni volte ad analizzare le dinamiche dei prezzi. Quelle della pasta, come ben noto, dipendono da molti fattori. Il grano ha prezzi troppo fluttuanti e non è l’industria della pasta a determinare il prezzo del grano duro, a farlo è il mercato globale con meccanismi e quotazioni internazionali. A ciò si aggiunga il costo della trasformazione in semola, quello energetico, del packaging, della logistica e dei vari passaggi della filiera”, ha commentato Riccardo Felicetti, Presidente dei pastai Unione Italiana Food, alla notizia diffusa ieri sul mandato del ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, al Garante per la sorveglianza dei prezzi, Benedetto Mineo, di convocare la Commissione di allerta rapida per analizzare la dinamica del prezzo della pasta. 

“C’è da ricordare che la pasta oggi a scaffale è stata prodotta mesi fa con grano duro acquistato alle quotazioni del periodo ancora precedente e con i costi energetici del picco di crisi. Ciò premesso, ben vengano le verifiche: i pastai sono aperti a tutti i confronti del caso”, ha commentato il Presidente Unionfood.

LA POLEMICA DI COLDIRETTI

In effetti, da giorni rimbalza su carta stampata, web e tv la polemica innescata da Coldiretti sul prezzo della pasta: l’associazione lo ritiene troppo alto, rilevando un +18% nell’ultimo a fronte del -30% del prezzo del grano duro pagato agli agricoltori. Coldiretti sottolinea che la pasta “è ottenuta direttamente dalla lavorazione del grano con l’aggiunta della sola acqua è non trovano dunque alcuna giustificazione le divergenze registrate nelle quotazioni, con la forbice dei prezzi che si allarga e mette a rischio i bilanci dei consumatori e quelli degli agricoltori. Una distorsione che appare chiara anche dall’andamento dei prezzi medi al consumo, che secondo l’Osservatorio del Ministero del Made in Italy variano per la pasta da 2,3 euro al chilo di Milano ai 2,2 euro al chilo di Roma, dai 1,85 di Napoli ai 1,49 euro al chilo di Palermo mentre le quotazioni del grano sono pressoché uniformi lungo tutta la Penisola a 38 centesimi di euro al chilo”.  

Un’anomalia di mercato sulla quale – sostiene la Coldiretti – occorre indagare anche sulla base della nuova normativa sulle pratiche sleali a tutela delle 200mila imprese agricole che coltivano grano. 

RIDURRE LA DIPENDENZA DALL’ESTERO

Senza mezzi termini, Coldiretti parla di “manovre speculative con un deciso aumento delle importazioni di grano duro dal Canada dove il grano viene coltivato secondo standard non consentiti in Europa per uso del glifosate nella fase di preraccolta”. Per questo occorre ridurre la dipendenza dall’estero e lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi, che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali. Bisogna riattivare da subito la Commissione Unica Nazionale per il grano duro, la cui attività in via sperimentale si è sospesa nell’ottobre del 2022”.

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