Dopo anni molto complicati, nel 2022 il comparto del lattiero-caseario ha dovuto fronteggiare problemi forse peggiori e per vari aspetti nuovi. L’allarme principale ha riguardato i costi di produzione. In base all’analisi presentata nel corso dell’ultima assemblea di Assolatte, il gas è cresciuto in media del +150 per cento. Nello stesso periodo il prezzo del latte alla stalla è cresciuto di oltre il +30%, come mais e grano da cui dipendono i mangimi essenziali alla filiera latte. I semilavorati come il cartone e i prodotti chimici sono aumentati di quasi il doppio, mentre i prezzi di plastica e pallet sono saliti mediamente del 30-40 per cento.
LA PRODUZIONE
I conti economici delle aziende sono stati messi a dura prova in tutte le loro principali voci di costo. Eppure, il settore ha mostrato la sua tenacia e capacità di resistere. Con un lieve calo del -0,8%, le consegne di latte hanno permesso all’Italia di mantenere una disponibilità di latte bovino intorno ai 13 milioni di tonnellate. Diverse produzioni derivate hanno segnato addirittura un incremento: latte alimentare (+1,3%), fermentati (+2,3%) e, soprattutto, burro (+6,7%). È da evidenziare però una significativa contrazione delle produzioni casearie (-2,9%), che ha interessato anche varie Dop come Parmigiano Reggiano, Asiago, Gorgonzola e Pecorino Romano. Ma non la Mozzarella di Bufala Campana, cresciuta del +3,8 per cento.
I MERCATI
Gli acquisti domestici hanno risentito di un’inflazione che ha coinvolto, com’era inevitabile, anche i prezzi al consumo. I consumi di latte alimentare sono diminuiti rispetto al 2021 del -4% per il fresco pastorizzato e del -1% per l’Uht.
Meglio il mercato estero che, nonostante tutto, si è confermato ancora una volta leva di crescita fondamentale per le aziende. Il 2022 ha visto un nuovo record di esportazioni casearie, che grazie ad un +6,4% hanno quasi raggiunto le 570.000 tonnellate. Il che corrisponde ad un fatturato di 4,4 miliardi di euro: cinque miliardi considerando anche gli altri prodotti lattiero-caseari. Ottime le performance di mozzarelle, burrate, mascarpone e altri freschi, tutte con tassi di vendita vicini alla doppia cifra. Anche due simboli del made in Italy, come Grana Padano e Parmigiano Reggiano, hanno sostanzialmente confermato l’export del 2021, mettendo a segno un ulteriore +3% sulle forme intere e +10% sul grattugiato. Anche gli altri stagionati duri hanno avuto un buon incremento, mentre pressoché tutti i formaggi hanno registrato percentuali sul valore in doppia cifra.
LA FRANCIA GUIDA L’EXPORT
Circa l’80% dell’export è diretto verso l’Europa, considerando sia l’area Ue sia i paesi non Ue. La Francia, primo mercato di sbocco, si segnala per aver raggiunto le 130.000 tonnellate di formaggi italiani importati, e ancor di più per il tasso di crescita, +11,5%, che mostra chiaramente la voglia di prodotti italiani. La Germania mantiene saldamente il secondo posto, mentre nonostante la Brexit anche il Regno Unito è cresciuto a volume del +4 per cento. Un altro dato molto positivo arriva dalla Spagna, passata da 28.400 a 33.500 tonnellate. Ritmi di espansione simili – in termini percentuali – hanno riguardato anche la Cina e il Canada: quest’ultimo, grazie al Ceta è giunto al record di 8.200 tonnellate.
LE PREVISIONI PER IL 2023
Per quanto riguarda l’anno in corso, il primo trimestre si è chiuso con segno positivo con produzioni ancora in crescita e un lieve recupero anche per i formaggi. Mentre l’export appare diviso tra mercati Ue, che confermano il loro ruolo di bacino di acquisto essenziale per i formaggi italiani (+7% fino a marzo), ed extra-Ue in contrazione a cominciare da America (-5,6%) e Asia (-5,4%).
PAOLO ZANETTI RICONFERMATO PRESIDENTE
Paolo Zanetti resta alla guida di Assolatte. Durante l’assemblea degli associati è stato infatti rinnovato il consiglio direttivo e Zanetti è stato riconfermato alla presidenza per il triennio 2023-2025. Nei prossimi giorni il consiglio provvederà alla nomina delle altre cariche sociali.