Carne coltivata, la Gdo americana è pronta?

Dopo il via libera della Usda, negli Stati Uniti ci si interroga se la distribuzione si senta pronta a vendere i prodotti da coltura cellulare
Carne coltivata, la Gdo americana è pronta?

Dopo il via libera della Usda, il mercato americano si prepara ad accogliere la carne coltivata, con un percorso che seguirà verosimilmente le orme del plant-based: si partirà dalla ristorazione per poi arrivare alla distribuzione.

Ma i retailer americani sono pronti? In che modo i consumatori negli Stati Uniti risponderanno all’opzione di mangiare carne prodotta in laboratorio a partire da cellule estratte da un animale? In che modo gli operatori si ritaglieranno lo spazio a scaffale per vendere i propri prodotti? Sono le domande che si è posto portale Grocerydivenel suo appuntamento settimanale “The Friday Checkout”.

LE NORME SULL’ETICHETTATURA

Così come “vegan” è stato sostituito col più inclusivo “plant-based”, anche i produttori di carne coltivata si trovano ad affrontare la sfida dell’etichetta e dell’educazione del cliente, ma in questo caso con la variabile di ciò che è approvato dalle agenzie di regolamentazione. Tornando alla Usda, per esempio, la stessa ha approvato l’etichetta di “pollo coltivato in cellule” per il pollo cresciuto da cellule in bioreattori prodotti da Upside Foods e Eat Just, segnando la prima approvazione dell’etichetta per questa categoria emergente.

IL CLAIM DA DEFINIRE

In tema plant-based, le campagne di comunicazione hanno sempre avuto come claim principale la sostenibilità, ma non è ancora chiaro se lo stesso potrà essere fatto lo stesso per la carne coltivata. Gli alimenti da agricoltura cellulare potrebbero avere meno impatto, in termini di emissioni, utilizzo di suolo e acqua, rispetto alla produzione di carne bovina, ma c’è ancora molta confusione al riguardo. 

IL NODO DELLA SOSTENIBILITÀ

Secondo un’analisi del ciclo di vita di Ce Delft commissionata dal Good Food Institute e dal gruppo europeo per i diritti degli animali Gaia, le previsioni sarebbero corrette. Tuttavia, una valutazione preliminare del ciclo di vita non ancora sottoposta a revisione paritaria e condotta da ricercatori dell’Università della California, ha rilevato che l’impatto ambientale della carne coltivata in laboratorio è probabilmente superiore a quello della tradizionale carne bovina al dettaglio sulla base dei dati attuali e a breve termine.

LE OPINIONI DEI CONSUMER

Spostando il focus sui consumatori, il rapporto annuale Power of Meat della Food Industry Association (Fia), ha messo in luce una netta divisione nelle preferenze degli stessi. Un terzo dei mangiatori di carne intervistati (32%) ha affermato che sarebbe disposto a provare la carne coltivata, mentre più della metà (52%) ha affermato di non farlo, con risposte che variano a seconda dei gruppi di popolazione. Non sorprende che i Millennials e coloro che considerano il Pianeta, le persone e il benessere degli animali nelle loro decisioni di acquisto siano più propensi a provare la carne coltivata.

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