Per la campagna di trasformazione del pomodoro, quest’anno in Italia sono stati messi a coltura circa 68.600 ettari, il +5% rispetto al 2022. Sulla base di questi dati e considerando le rese storiche, è possibile prevedere una produzione di circa 5,6 milioni di tonnellate. Si tratta di una stima dal momento che il volume delle produzioni dipenderà sia dalle rese agricole sia da quelle industriali, anche in ragione della qualità della materia prima conferita, aspetto su cui l’attenzione dell’industria resta alta.
Per la campagna in corso resta l’incognita maltempo, con il rischio del continuo susseguirsi di eventi estremi (pesanti grandinate, ondate di calore, ecc.) che hanno già avuto e potrebbero ancora avere importanti effetti sulle coltivazioni e quindi sulla produzione industriale.
PREOCCUPAZIONE PER LA MARGINALITÀ DELLE IMPRESE
Anche se la campagna d trasformazione è iniziata, non mancano le preoccupazioni legate allo scenario socio-economico, che rischia di incidere in maniera significativa sulla sostenibilità economica del settore. Secondo Anicav, infatti, da un lato la costante crescita dei costi di produzione, in particolare quelli della materia prima e degli imballaggi, dall’altro la contrazione dei consumi generata dalle tendenze inflattive, avranno certamente effetti molto negativi sulle marginalità delle imprese, come sottolinea il Presidente Marco Serafini: “Gli incrementi dei prezzi a scaffale degli ultimi mesi nella maggior parte dei casi non si sono tradotti in maggiori profitti, e serviranno solo a coprire parzialmente i costi in continua crescita. Penso in particolare al prezzo riconosciuto alla parte agricola per la materia prima che ha visto aumenti fino al 40% rispetto allo scorso anno, portando il prezzo medio di riferimento del pomodoro tondo a 150 euro/t sia al nord sia al sud. Una situazione non facile per le nostre aziende”.
“Sarà difficile, per non dire impossibile, recuperare i costi di produzione alle stelle – rimarca Giovanni De Angelis (nella foto), Direttore generale Anicav –. Si profila un’annata commerciale particolarmente complicata, ma confidiamo nelle capacità di resilienza dei nostri imprenditori che, ancora una volta, faranno il possibile per evitare che questo trend si ripercuota eccessivamente sui consumatori finali. Nonostante gli aumenti, le conserve rosse continuano ad avere prezzi assolutamente accessibili anche grazie agli sforzi del comparto. Non è difficile rendersi conto di quanto costi preparare un piatto di pasta al pomodoro rispetto a una semplice colazione al bar, tra l’altro con evidenti differenze in termini di valori nutrizionali. Dal canto nostro, garantiamo come sempre il massimo impegno per la tutela e la valorizzazione di una filiera da primato”.
IL VALORE DELLA FILIERA DEL POMODORO DA INDUSTRIA ITALIANO
La filiera del pomodoro da industria è un fiore all’occhiello del nostro Paese. Nel 2022 ha generato un fatturato complessivo di 4,4 miliardi di euro (3,3 miliardi dalle aziende associate ad Anicav). Inoltre, riveste un ruolo strategico e di traino dell’economia nazionale impiegando circa 10.000 lavoratori fissi e oltre 25.000 lavoratori stagionali, cui si aggiunge la manodopera impegnata nell’indotto. L’Italia, poi, è il terzo paese trasformatore al mondo di pomodoro dopo gli Usa e la Cina, ma è il primo trasformatore di derivati destinati direttamente al consumo finale: rappresenta il 14,8% della produzione mondiale (pari a 37,3 milioni di tonnellate) e il 56,5% del trasformato europeo.