La Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento Europeo (Comagri) ha infatti cassato il paragrafo 19 della Risoluzione sulle colture proteiche, nella parte in cui faceva riferimento a prodotti innovativi a base cellulare, inclusa la carne coltivata.
“Nonostante il testo messo al voto includesse un paragrafo che definiva la carne sintetica un’opportunità da sfruttare – commenta l’Europarlamentare Paolo De Castro, che della Comagri è membro, in un’intervista al Sole24Ore – grazie agli emendamenti presentati insieme alla collega Daniela Rondinelli e vari altri deputati del gruppo dei Socialisti e Democratici, siamo riusciti a ribaltare questo impianto, eliminando ogni riferimento al cibo di laboratorio e sottolineando l’importanza delle nuove biotecnologie sostenibili nella sfida globale per un’agricoltura in grado di produrre di più, utilizzando meno input”.
PERPLESSITÀ FRA LE ISTITUZIONI
La risoluzione nel suo complesso punta ad una maggiore produzione di colture di proteine in Europa, e l’approvazione di quella specifica proposta avrebbe aperto le porte alla produzione di carne coltivata. Intervenendo sulla parte relativa alle “proteine da laboratorio”, per ora si è chiusa la strada a questa fattispecie come soluzione al fabbisogno globale.
“La battaglia contro il cibo sintetico prosegue: noi siamo a favore di una scienza che, come con le Tea, sostenga e rafforzi i cicli biologici necessari alla produzione di cibo – aggiunge De Castro –. Come paesi mediterranei dovremo essere in grado di creare un blocco granitico a difesa del legame cibo-natura, che rischia di essere sostituito a causa di visioni opposte alle nostre: soprattutto da parte dei paesi nordeuropei”.
Soddisfazione anche da parte del Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida: “Auspico che questi tentativi, come quello appena scongiurato, non vengano riproposti. Sono convinto che ormai, anche in Europa, sia passato il messaggio che il cibo prodotto in vitro non solo potrebbe nascondere conseguenze negative per la salute dei cittadini, ma distruggerebbe intere filiere senza alcun beneficio per l’ambiente”.