Un litro di olio d’oliva del Lazio arriverà a costare fino a 15 euro nei prossimi mesi, il 15% in più dell’anno scorso. È quanto emerge dalle prime stime di Coldiretti e Confagricoltura, anticipate dal Corriere della Sera.
Le piogge improvvise tra maggio e giugno hanno rovinato impollinazione e fioritura delle piante, tanto da dimezzare la produzione olearia da 26.000 a 13.000 tonnellate. A trainare in basso il dato regionale le rese di Viterbo e Rieti, entrambe inferiori del 60%. Va meglio agli oliveti pontini e ciociari, dove il calo è del 20% ma, per il terzo anno consecutivo, la raccolta sarà meno della metà di quella ottimale. In mezzo c’è la provincia di Roma con appena 2.500 tonnellate da imbottigliare (-50%).
IMPORT DAL SUD
Le 67.000 aziende del comparto non riescono mai a soddisfare l’intero fabbisogno del territorio. Il resto occorre importarlo non solo da Puglia, Calabria e Sicilia, ma anche dalla Spagna, a sua volta alle prese con scarsi rendimenti. “Un vantaggio per gli agricoltori locali – spiega David Granieri, Presidente Coldiretti Lazio –. La differenza di prezzo tra gli oli nostrani, di alta qualità e realizzati nel rispetto delle regole, e quelli dei concorrenti stranieri si assottiglierà a tal punto che i primi torneranno competitivi sul mercato”.
“Sono rimaste poche giacenze del 2022 e la produzione mondiale si è abbassata: attenzione però a non cedere alla paura – precisa Paolo Mariani, Presidente Assofrantoi –. Perché alla spirale inflattiva non è seguito un adeguamento dei salari, e i consumi annuali di olio nel tempo sono già scesi da 15 a 12 litri a persona. È giusto rientrare dei rialzi di carburante e materiali, ma una speculazione eccessiva spaventerebbe il cliente”.
LA MOSCA OLEARIA
Intanto, nel reatino c’è chi si organizza in maniera alternativa: “Qui ci sono microrealtà per le quali il gioco non vale la candela – racconta Camilla Petrucci, Olio Petrucci –. Gli alberi glieli curiamo noi, dando loro un forfettario: in questo modo incassano qualcosa e noi riusciamo a tenere il nostro prezzo più basso, disponendo di un’offerta maggiore”.
Nella Tuscia si fanno i conti anche con la mosca olearia. “L’insetto deposita l’uovo nell’oliva e la larva al suo interno ne mangia la polpa, finché il frutto si ossida e cade –spiega Giorgio Grani, produttore dell’olio Evo Il Signorino –. I rincari dello scorso anno sono rimasti tali, e le prossime perdite non possono non pesare sulle tasche dei cittadini. I beni di qualità costano”.