La campagna di trasformazione del pomodoro 2023 in Italia si è chiusa con una produzione di 5,4 milioni di tonnellate di prodotto, in leggera riduzione (-1,3%) rispetto al 2022.
Al nord sono 2,8 milioni le tonnellate di pomodoro trasformate (-3% sul 2022), mentre al centro-sud sono state trasformate 2,6 milioni di tonnellate di pomodoro, un quantitativo in linea con quello della scorsa campagna, nonostante un maggiore investimento in ettari (+5%) rispetto allo scorso anno.
In entrambi i bacini produttivi si è registrato un peggioramento delle rese agricole, cui è corrisposto un calo anche delle rese industriali dei derivati destinati al consumatore finale, dovuto all’esigenza di utilizzare maggiori quantità di materia prima per riuscire a garantire elevati standard qualitativi.
L’Italia, anche quest’anno si conferma il terzo paese trasformatore di pomodoro al mondo dopo gli Usa e la Cina; resta il primo trasformatore di derivati destinati direttamente al consumo finale e rappresenta il 12,2% della produzione mondiale (pari a 44,2 milioni di tonnellate) e il 52% del trasformato europeo.
AVVERSITÀ CLIMATICHE E ALTI COSTI DI PRODUZIONE
L’industria di trasformazione, secondo quanto riportato da Anicav, ha dovuto fare i conti con una campagna lunga e complessa, con gli alti costi di produzione, e con il clima, caratterizzato da fenomeni violenti e improvvisi che hanno provocato frequenti fermi fabbrica e allungato il periodo di lavorazione fino a inizio novembre.
“Quella appena conclusa è stata una delle più lunghe e complesse campagne degli ultimi anni – dichiara Marco Serafini, Presidente Anicav –. I continui stop and go legati al susseguirsi di eventi meteorologici avversi, sia nella fase dei trapianti sia nel corso della raccolta del pomodoro, hanno prolungato la campagna addirittura fino agli inizi di novembre incidendo in maniera significativa sui costi di produzione industriale, in primis energia e manodopera. Gli aumenti dei costi degli imballaggi primari e secondari, che già nelle precedenti campagne avevano pesato in maniera considerevole sui bilanci aziendali, e l’ulteriore incremento del costo della materia prima hanno ulteriormente peggiorato il quadro. Si tratta di una situazione che avrà sicuramente effetti negativi sulle marginalità delle imprese”.
RAPPORTI DI FILIERA DA RINSALDARE
Anche il Direttore Generale Anicav, Giovanni De Angelis, rimarca le criticità della campagna appena conclusa, sottolineando la necessità di lavorare sui rapporti di filiera: “La campagna del pomodoro è iniziata subito in salita per le difficoltà legate al raggiungimento di un accordo sul prezzo medio di riferimento della materia prima in entrambi i bacini di produzione e le criticità sono continuate anche nel corso della trasformazione. In particolare, al centro-sud si è registrata una smisurata e ingiustificata lievitazione dei prezzi: una situazione che ha messo in seria discussione il rapporto di filiera che dovrà, a nostro avviso, essere necessariamente riformato”.
Anche per questo “Verso un rinnovato rapporto di filiera” sarà il tema della consueta assemblea pubblica e annuale di Anicav, Il Filo Rosso del Pomodoro, in programma il prossimo 24 novembre.