Poco olio d’oliva e a prezzi sempre più alti, con aumenti medi di quasi il +40%: condizioni ideali per un aumento dei rischi di frode. Non a caso, un’operazione condotta tra novembre e dicembre dai carabinieri per la tutela agroalimentare, d’intesa con il Ministero della Salute, ha scoperto violazioni per 189.000 euro per situazione di irregolarità in 256 aziende ed esercizi commerciali, oltre al sequestro di 46.000 litri di olio.
L’operazione dei Nas ha coinvolto Cremona, Parma, Viterbo, Catania, Ragusa e Napoli. E i controlli proseguiranno nel 2024, ha garantito il Ministero della Salute, considerando l’importanza economica, e non solo, dell’olio extravergine di oliva quale eccellenza agroalimentare nazionale. L’Italia si impegnerà ancora di più per proteggere qualità e sicurezza delle produzioni nazionali.
UN PATRIMONIO DA TUTELARE
L’olio extravergine d’oliva è del resto una delle componenti fondamentali della dieta mediterranea e della cucina italiana candidata a diventare patrimonio dell’Unesco, come riconoscimento di un legame fra enogastronomia, storia, società e lavoro che rappresenta un asset sempre più determinante per il Paese.
Il patrimonio da difendere e valorizzare è costituito da 533 varietà di olive coltivate da Nord a Sud per un totale di 250 milioni di piante, dalle quali nasce il maggior numero di oli extravergini a denominazione in Europa: 42 Dop e sette Igp, oltre a decine di produzioni a chilometro zero legate e circa 400.000 imprese. Nel complesso, questo sistema economico vale oltre tre miliardi.
Un altro elemento ormai imprescindibile per l’olio extravergine, così come per tutte le altre eccellenze nazionali, è la trasparenza. L’etichetta che indica la provenienza della materia prima è fondamentale per garantire che le olive arrivino da paesi dove non vengono utilizzati fitofarmaci vietati in Italia e nell’Unione europea. Come sempre, il massimo della sicurezza viene garantito dai marchi Dop e Igp.