Olio siciliano, il comparto è a rischio

Filiera polverizzata, calo di produzione dell’ultima campagna olearia e aumento dei prezzi: l’allarme degli imprenditori
Olio siciliano, il comparto è a rischio

Filiera polverizzata e cambiamento climatico pregiudicano il comparto dell’olio siciliano: aziende meno competitive sul mercato e calo della produzione mettono infatti a rischio il settore. È l’analisi di imprenditori e operatori del settore, riportata dal Sole 24 Ore: quasi 200 aziende, 50 frantoi e cinquemila piccoli produttori che fanno capo al Cofiol, il Consorzio filiera olivicolo, che hanno fatto il punto sulla situazione del comparto nel corso della 14esima edizione dell’iniziativa “L’Isola del tesolio” a Palermo.

Nell’occasione, gli operatori hanno lanciato l’allarme a partire dai dati dell’ultima campagna olearia. “Il cambiamento climatico che ha visto il protrarsi di un caldo eccessivo dall’inizio dell’anno scorso – ha sottolineato l’imprenditore oleario Manfredi Barberaha determinato il bruciarsi della fioritura, con un calo produttivo di oltre il cinquanta per cento rispetto alle 50.000 tonnellate della nostra produzione abituale. I prezzi sono più che raddoppiati, e tra qualche mese rischiamo che il prezzo lieviti ancora di più. Il costo di un litro d’olio è passato da 5-6 euro a 13-15 euro, e questo determina il ritorno al consumo dell’olio di semi”.

UNA FILIERA DA INNOVARE

Il problema centrale, secondo l’imprenditore, è “una filiera troppo polverizzata, che significa essere meno competitivi sul mercato; non possiamo competere con la Spagna, che ha distese di pianure immense, bisogna prevedere nuovi impianti di oliveti e innovare la filiera olearia, puntando su ricerca e sperimentazione per affrontare le sfide del futuro e creare un olio moderno e sostenibile, sempre nel rispetto della tradizione”.

Tiziano Caruso, docente all’Università di Palermo ha spiegato che “la produzione media di olio in Sicilia è di circa 50.000 tonnellate, e nella stagione 2023 c’è stato un calo di produzione di olio di circa il 10% malgrado la produzione di olive sia stata inferiore del 30 per cento. La minore produzione di olive è stata compensata dalla maggiore resa, che mediamente è passata dal 15 al 19 per cento. È ormai evidente che non si possono più impiantare oliveti seguendo il modello tradizionale: bisogna rinnovarsi tutelando la biodiversità, e ammodernare gli impianti riducendo l’impatto ambientale”.

La Regione Siciliasta investendo nella filiera produttiva e ha previsto anche il bando dei frantoi per mettere al centro la meccanizzazione e rendere l’olio siciliano più adeguato alle sfide del futuro, della sostenibilità, della ricerca e dell’innovazione, che lo attendono – assicura l’Assessore regionale all’Agricoltura, Luca Sammartino –. È fondamentale sia scalare i mercati sia posizionarsi su un prezzo che possa rendere redditizio il lavoro di agricoltori e trasformatori”.

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