Lo scorso 15 febbraio, in occasione dei Tomato World 2024, giornate professionali dedicate al pomodoro da industria, si è tenuto il convegno “Contrastare l’importazione in Europa di conserve di pomodoro che non rispettano gli standard di sostenibilità europei. Una proposta della filiera italiana del pomodoro da industria”.
Durante il convegno organizzato dall’OI Pomodoro da Industria Nord Italia, sono intervenuti il Ministro all’Agricoltura Francesco Lollobrigida, il Viceministro alle Imprese e al Made in Italy Valentino Valentini, i membri del parlamento europeo Herbert Dorfmann, Sabrina Pignedoli, Paolo De Castro e l’Assessore all’Agricoltura della Regione Emilia-Romagna Alessio Mammi.
MANCA ‘RECIPROCITÀ’ TRA UE ED EXTRA-UE
L’evento è stato l’occasione per portare all’attenzione delle istituzioni difficoltà e possibili soluzioni per sostenere un comparto di eccellenza dell’industria agroalimentare italiana.
Nello specifico le aziende conserviere e agricoltori italiani ed europei producono derivati di pomodoro nel rispetto di rigidi standard qualitativi e di sostenibilità. Negli ultimi anni, in particolare nel 2023, alcuni paesi extra-Ue, però, non vincolati a tali parametri di sostenibilità, hanno aumentato notevolmente l’esportazione dei loro prodotti a prezzi inferiori.
“La reciprocità è un tema di coerenza. Non si possono chiedere determinati standard ai produttori europei e poi lasciare che gli stessi standard non siano applicati sui prodotti che arrivano da altri paesi extra Ue” sottolinea Alessio Mammi, Assessore all’agricoltura della regione Emilia-Romagna.
LA PROPOSTA DELLA FILIERA DEL POMODORO
Per opporsi a tale concorrenza sleale, Antonio Casana (referente Anicav e Presidente Comitato Sostenibilità Tomato Europe) in rappresentanza della trasformazione industriale e Luigi Sidoli (Vicepresidente OI), in rappresentanza della produzione agricola, hanno presentato il contenuto della proposta.
Sul piano nazionale la filiera propone di promuovere una campagna informativa per chiarire ai consumatori che i derivati del pomodoro italiani sono 100% made in Italy e che vi è una normativa che obbliga alla trasparenza e all’indicazione di origine in etichetta in Italia, nonché richiede di accelerare l’adozione di strumenti per la verifica e il controllo della provenienza del pomodoro.
Sul piano europeo, invece, invita a estendere anche agli altri paesi l’obbligo di indicare l’origine del pomodoro in prodotti in cui questa materia prima è protagonista; adottare il principio di reciprocità di regole commerciali per i prodotti importati; approvare la direttiva europea sulla Corporate Sustainability Due Diligence, in particolare per il settore agroalimentare; normare e standardizzare indicatori di sostenibilità ambientale e sociale sui prodotti alimentari; supportare maggiormente i produttori europei di pomodoro con aiuti accoppiati; favorire l’adozione di nuove tecniche genomiche per migliorare le coltivazioni di pomodoro.
LA RISPOSTA DELLE ISTITUZIONI
“Dopo trent’anni di investimenti, in cui l’Unione europea ha portato la nostra filiera agro-alimentare a non avere eguali al mondo in termini di qualità, sostenibilità del cibo e rispetto dei diritti dei lavoratori, la legislatura in corso ha dato l’impressione di un’Europa nemica degli agricoltori – ha affermatoPaolo De Castro, Membro del Parlamento Europeo –. Al contrario, il Parlamento UE ha saputo mettersi all’ascolto delle nostre comunità rurali, recependo le richieste delle filiere più strategiche, come quelle presentate oggi a supporto del comparto del pomodoro da industria del nord Italia, e portando a casa risultati decisivi: dal nuovo regolamento sulle tecnologie a evoluzione assistita (ora bloccato dagli Stati membri), al nuovo regime di tutela e promozione delle Indicazioni Geografiche. Solo tramite questo livello di collaborazione tra operatori e istituzioni, l’Unione può tornare ad accompagnare i nostri agricoltori verso sistemi produttivi sempre più sostenibili e competitivi”.