Controcifre terribili, vendite sofferenti, inflazione in calo, volumi statici: urca! Ma vuol dire che in Italia abbiamo tutti perso il tocco magico? O che diverse concause portano a dire che la festa sta volgendo al termine e che quindi è iniziata la decadenza dei consumi alimentari? A livello macro, vedo quattro tendenze contemporaneamente in atto: l’invecchiamento della popolazione, la crescente prevalenza delle famiglie mononucleari, la continua apertura di nuove unità di vendita e la nuova vita della ristorazione.
UNA NUOVA GEOGRAFIA DEMOGRAFICA
Per ciò che concerne le prime due tendenze, inevitabilmente, stanno trasformando in primis il panorama sociale ed economico, ma in seconda battuta stanno influenzando anche i consumi alimentari. Questi due fenomeni demografici sono infatti collegati e hanno effetti rilevanti sul calo generale dei consumi, compreso ovviamente quello alimentare. Le famiglie mononucleari, generalmente composte da una o due persone, stanno crescendo a causa di diversi fattori sociali, tra cui l’aumento del numero di single, il ritardo nell’età del matrimonio, la riduzione del tasso di natalità e l’allungamento della vita media.
Questo cambiamento nelle strutture familiari porta a una riduzione del numero di consumatori all’interno di ogni nucleo domestico, il che si traduce ineluttabilmente in una diminuzione complessiva del volume degli acquisti. Gli anziani, che rappresentano una quota crescente della popolazione (ricordiamoci che l’Italia è il terzo paese al mondo, dopo Hong Kong e Giappone, per longevità), tendono a consumare meno a causa di esigenze caloriche ridotte, dovute a un rallentamento del metabolismo e a uno stile di vita più sedentario. Inoltre, problemi di salute possono imporre diete speciali o il consumo di pasti meno consistenti e frequenti, influenzando ulteriormente il calo dei consumi alimentari su larga scala.
LARGO A DELIVERY E MINI SIZE
Questo scenario implica anche un’ulteriore evoluzione assortimentale. Gli alimenti confezionati in porzioni più piccole, i pasti pronti facili da preparare e nutrizionalmente bilanciati, e i prodotti specifici per esigenze dietetiche particolari diventano sempre più richiesti. Inoltre, vi è una crescente domanda di servizi di consegna a domicilio, dato che la mobilità ridotta può limitare la capacità di fare spesa regolarmente. Sia le imprese industriali sia le insegne sono quindi chiamate a rivedere le loro strategie di marketing per adeguarsi a queste nuove tendenze. I modelli di pubblicità, il formato dei prodotti, finanche i display in punto di vendita: tutto deve essere adattato per rispondere efficacemente alle esigenze di un target che invecchia e che vive in famiglie più piccole. Ciò incide anche sul packaging: praticità, accessibilità, e informazioni nutrizionali chiare, sono ad esempio la priorità per i consumatori anziani e per quelli che vivono da soli.
PAROLA D’ORDINE: RESTYLING
Che dire infine delle continue aperture di punti di vendita? Servono veramente a soddisfare nuove quote di consumatori? Le ultime rilevazioni di NIQ ci dicono che nell’ultimo anno le aperture delle nuove unità di vendita sono cresciute del 5,8%, con un leggero predominio dei discount. Peraltro, occorrerebbe magari dare una nuova vita a punti di vendita obsoleti e che non rispondono più alle nuove preferenze dei consumatori: il restyling batterebbe le nuove aperture così come il Milan batterebbe. . . ormai solo la Sanbenedettese. Per finire, carissimi lettori: “Share of stomach is moving from traditional grocery stores to restaurants”. Accipicchia, quindi: perdita di magia o incubo incombente?