Consumi online, il comparto food guadagna il +7% in Italia

L’analisi di NIQ sul peso dell’e-commerce in Europa nei primi sei mesi del 2024. In Italia la spesa media è stata di 583 euro
Consumi online, il comparto food guadagna il +7% in Italia

Nell’ultima ricerca dedicata allo stato dell’e-commerce in Europa, NIQ e Foxintelligence hanno analizzato l’andamento generale dei consumi online nei primi sei mesi del 2024 in Italia, Francia, Germania, Spagna, Regno Unito, Irlanda, Austria, Paesi Bassi e Belgio.

A livello globale il canale online continua a crescere in termini di scelta da parte dei consumatori e tasso di fedeltà. In Europa, nel periodo considerato si è registrato un +1% di utilizzatori del canale e un +4% di aumento della frequenza di acquisto online. Dati che superano quelli del mercato americano, a crescita zero per numero di utenti e a +2% sulla frequenza. Solo l’India, con il +13% di acquisti, stacca Europa e Usa pur mantenendo solo un +1% di acquirenti.

CONSUMI ONLINE: LE CATEGORIE PIÙ DINAMICHE

Degno di nota nell’ambito e-commerce è l’aumento di penetrazione e frequenza per beni di largo consumo e servizi. Ad esempio, food&near food registra una crescita delle vendite online del +2,1%, arrivando a quota 54% rispetto al primo semestre del 2023 per 5,6 scontrini emessi (+1,6% vs 2023). Il settore delivery, inoltre, con +0,9 punti registra una penetrazione del 41% e una crescita di ordini del +8,6% (+1,3%).

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In Italia, nei primi sei mesi del 2024 perdono terreno due pionieri del comparto online come fashion (19%) e high tech (25%). Al contrario, il settore food, beverage & household raggiunge una quota del 7% registrando una tendenza al rialzo comune a tutti i paesi europei.

SPESA, FREQUENZA ED ETÀ DEGLI E-SHOPPER IN EUROPA

Scomponendo la spesa nei diversi paesi europei nei primi sei mesi del 2024 è la Germania, con 1.125 euro di spesa media online per persona, a detenere il primo posto seguita dalla Gran Bretagna con 997 euro. Agli inglesi si riconosce l’altro primato, ovvero una frequenza di acquisto maggiore, con una media di 22,7 ordini per consumatore (vs 18,2 della Germania e 14,6 della Francia). Al terzo posto per il budget di spesa la Francia, con 951 euro e 14,6 ordini in media.

Ben diverse le rilevazioni per l’Italia dove la spesa online si attesta sui 583 euro a persona, quasi la metà rispetto alla Germania, con una media di 12 scontrini.

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Tra le generazioni di consumatori online in Europa sono i Millennials (i nati tra il 1980 e il 1994) a spendere di più con ben 1.091 euro nei primi sei mesi del 2024, anche se il numero di ordini maggiore appartiene alla Gen X (1960-1979) con una frequenza di 20,7 (vs 20,2 Millennials) e una spesa media di 993 euro. I Baby Boomer (nati fino al 1959) si attestano invece in terza posizione, con una media di 768 euro investiti nel canale online per 18,3 ordini. In fondo alla classifica si trova la Gen Z (dal 1995), con una spesa di 594 euro per una frequenza di acquisto di 10,9.

Tuttavia, secondo una recente analisi internazionale di NIQ denominata “SpendZ” attualmente la Gen Z è la generazione più numerosa a livello globale; rappresenta il 25% della popolazione mondiale, ovvero due miliardi di individui, con acquisti che generano 9.800 miliardi di dollari pari al 17,1% della spesa globale (57.600 miliardi di dollari).

In futuro, questa generazione registrerà la crescita maggiore in termini di potere di acquisto e sarà in grado di superare persino la spesa dei Baby Boomer. Gli acquisti della Gen Z nel 2030 registreranno un valore di 12.600 miliardi di dollari, raggiungendo una quota di spesa globale del 18,7% contro il 17,1% dei Baby Boomer.

LE RISPOSTE DEGLI EUROPEI ALLA MODALITÀ “ACQUISTA ORA, PAGA DOPO”

Anche la percentuale di ordini e-commerce effettuati utilizzando la soluzione “acquista ora, paga dopo” sottolinea atteggiamenti differenti tra i consumatori europei, e contribuisce alla crescita dell’intero comparto online. In Italia, nel 2024 il 3% degli acquisti è stato eseguito tramite questa modalità di pagamento: dato in risalita di un punto anno su anno dal 2021. L’unico caso eccezionale in questo ambito è quello della Germania, dove ben il 12% dei pagamenti viene posticipato.

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