L’Algoritmo: AI e web, poco green

La verità scomoda è che l'uso di ChatGPT e Google non è sostenibile per l'ambiente, in termini di emissioni e consumi di acqua ed energia. La sfida è conciliare la rivoluzione digitale con un uso consapevole
L’Algoritmo: AI e web, poco green

La diffusione dell’uso di Internet ha trasformato radicalmente il modo in cui accediamo alle informazioni, con i motori di ricerca che rappresentano uno strumento essenziale nella nostra quotidianità. Tuttavia, a mio avviso, non siamo così consapevoli dell’impatto ambientale legato all’uso intensivo di queste piattaforme. Ogni volta che effettuiamo una ricerca online, stiamo contribuendo a un consumo significativo di energia, che a sua volta incide sulle emissioni di CO2 e sul consumo di acqua.

Come noto, le infrastrutture che sostengono i motori di ricerca, come i server e i data center, richiedono una quantità enorme di energia per funzionare e raffreddarsi. Una stima del consumo energetico di una singola interazione con un modello AI può essere approssimata a partire dalle informazioni disponibili. Ad esempio, secondo alcuni studi, una singola ricerca su Google consuma circa 0,3 Wh (wattora) e produce 0,2 g di anidride carbonica. Sembra poco? Beh, forse no, considerando che mediamente vengono effettuate oltre 9 miliardi di ricerche al giorno, ossia circa 3,3 trilioni all’anno solo per Google. Senza contare tutti gli altri motori di ricerca…

CON CHATGPT VOLANO I CONSUMI ENERGETICI

Non solo, possiamo stimare che una singola interazione con ChatGPT potrebbe consumare tra 3 e 30 Wh. Se consideriamo che l’energia consumata proviene da una fonte energetica media che emette circa 0,4 kg di CO2 per kWh (valore variabile a seconda del mix energetico), una singola interazione con ChatGPT potrebbe emettere tra 1,2 e 12 g di CO2. Studi recenti hanno stimato che il consumo energetico giornaliero del prodotto di OpenAI si aggira attorno agli 11.870 kWh al giorno, che si traduce in 3,8 tonnellate di CO2 emesse quotidianamente. Se consideriamo anche il ciclo di addestramento, oltre alle interazioni con gli utenti, si può stimare che le emissioni di ChatGPT possono arrivare a 522 tonnellate di CO2 equivalente, un consumo paragonabile a settori ad alta intensità di carbonio, come l’industria aeronautica.

IL NODO CRITICO DEL CONSUMO D’ACQUA

Secondo quanto dichiarato dalle stesse aziende, nel 2023 Microsoft e Google hanno consumato, rispettivamente, 24 e 25 TWh. Un Paese come l’Italia lo scorso anno ne ha consumati circa 300, ma per soddisfare il fabbisogno energetico di circa 60 milioni di cittadini. Per dare un altro ordine di grandezza, la Nigeria (che ha quasi 220 milioni di abitanti) nel 2023 ha consumato 32 TWh. Oltre alle emissioni di CO2, c’è un altro fattore ambientale meno conosciuto ma altrettanto preoccupante: il consumo di acqua. I data center utilizzano grandi quantità di acqua per il raffreddamento delle apparecchiature. Ad esempio, Google ha dichiarato che i suoi data center hanno utilizzato circa 15,8 miliardi di litri di acqua dolce nel 2020. Questo consumo di risorse idriche è particolarmente critico in regioni dove l’acqua è scarsa, contribuendo a tensioni ecologiche e sociali. Secondo un altro rapporto, un data center medio può consumare tra i 1,8 e 2,5 litri di acqua per kWh di energia utilizzata. Se una singola interazione con ChatGPT, come abbiamo visto prima, consuma potenzialmente tra i 3 e i 30 Wh, questo potrebbe tradursi in consumo di acqua a click compreso tra 0,0054 e 0,075 litri (ossia 5,4 e 75 millilitri).

“UTILIZZARE CONSAPEVOLMENTE”: IL NUOVO MANTRA

La questione dell’impatto ambientale delle ricerche online solleva interrogativi sull’attuale modello di utilizzo di Internet. La sostenibilità dovrebbe diventare una priorità, spingendo le aziende tecnologiche a investire in soluzioni più ecologiche. Alcuni progressi sono già in atto: numerose aziende stanno cercando di alimentare i loro data center con energia rinnovabile e stanno sviluppando tecnologie per migliorare l’efficienza energetica. Il trend però appare opposto: ad esempio, Google ha sottolineato che rispetto al 2019 le sue emissioni di CO2 sono aumentate del 48 per cento. Dati simili vengono da Microsoft: +30% dal 2020. Tuttavia, anche gli utenti possono contribuire a ridurre l’impatto ambientale.Utilizzare i motori di ricerca e AI con maggiore consapevolezza, limitando le ricerche superflue e adottando pratiche digitali più sostenibili, può fare la differenza. In un’epoca in cui l’attenzione alla sostenibilità è cruciale, ogni azione conta, compresa la nostra attività online. Quindi, per sapere che tempo fa, semplicemente aprite la finestra.

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