Icam Cioccolato ha rilasciato il suo sesto bilancio di sostenibilità. Un ampio documento in cui l’azienda riporta non solo numeri, traguardi raggiunti nel corso del 2023 e impegno per gli obiettivi futuri, ma definisce l’importanza per ogni realtà imprenditoriale di “diventare soggetto responsabile capace di generare valore condiviso”.
Con questa consapevolezza l’azienda lecchese nel corso del 2023 ha portato avanti un percorso di sviluppo di una governance della sostenibilità, partendo dai quattro pilastri su cui si declina l’impegno dell’azienda verso la sostenibilità: filiera, ambiente, persone e innovazione. Nel corso dei suoi oltre 75 anni di attività, Icam si è distinta come azienda leader nella produzione di cioccolato e semilavorati del cacao, che oggi commercializza in Italia e in 70 paesi esteri, tracciando l’intera filiera: dalla coltivazione delle fave al prodotto finito.
“In Icam, oggi più che mai ci impegniamo a costruire una cultura di sostenibilità condivisa all’interno e all’esterno della società”, dichiara Sara Agostoni, Chief sustainability officer di Icam Cioccolato. “Lo facciamo tutti i giorni in azienda attraverso il programma di engagement di tutti i collaboratori sulle sfide della sostenibilità, iniziato nel 2023 per informare, coinvolgere e responsabilizzare; lo facciamo da sempre con i nostri fornitori, invitandoli a condividere i nostri valori attraverso il nostro codice etico e con i clienti che supportiamo e coinvolgiamo in progetti a sostegno delle comunità di coltivatori nei paesi di origine. Un approccio che portiamo avanti attraverso due leve che siamo convinti siano fondamentali per uno sviluppo sostenibile: la cultura come necessità per la condivisione degli stessi valori e la partnership con la consapevolezza che nessuno può fare da solo”.
ATTENZIONE ALLE PERSONE
Con gli oltre 400 dipendenti della sede italiana di Orsenigo (Co) e i circa 170 della subsidiary Icam Uganda ltd., Icam si impegna a implementare numerose azioni di welfare che vanno oltre a quanto stabilito dalla legge di entrambi i paesi: un corposo pacchetto di benefit, come contributi economici per l’istruzione dei figli, buoni carburante, oltre a premi economici legati al raggiungimento degli obiettivi aziendali e alla valutazione delle performance del singolo.
Nel solo 2023 sono oltre 21.000 le ore di formazione erogate che hanno permesso ai dipendenti di tutti i reparti di raggiungere specifici obiettivi, integrando la propria retribuzione mensile. Azioni che nel corso di questi ultimi anni sono state implementate e adattate anche per l’organico ugandese, composto per lo più da compratori e personale impiegatizio (oltre il 64%) e operai (32%). A questi Icam riconosce, oltre alle garanzie previste dalla normativa locale (versamento dei contributi pensionistici, permessi giornalieri, assistenza sanitaria e congedo parentale), pasti presso la mensa aziendale e integrazione di una somma extra destinata a coprire eventuali spese sanitarie non coperte dal welfare statale in ciascuno dei tre siti produttivi.
GESTIONE RESPONSABILE DELLA FILIERA
A oggi il codice etico di Icam è stato sottoscritto dal 97% dei produttori di cacao di oltre 20 filiere di approvvigionamento in Africa (68%), Sud America (22%) e in America Centrale (10%) e dal 100% dei fornitori delle altre materie prime principali.
Attraverso l’approvvigionamento diretto del cacao, Icam è in grado, inoltre, di gestire in maniera più efficace e responsabile gli aspetti di complessità che caratterizzano questa catena di fornitura. Una strategia di integrazione verticale che nel corso degli anni ha permesso all’azienda di instaurare con le comunità di coltivatori ugandesi un solido e proficuo rapporto di collaborazione.
L’approccio sostenibile alla filiera ha portato anche all’implementazione di cui il progetto di sviluppo “Sustainable farming for a Climate Resilient Livelihood of Cocoa Farmers in Uganda” è la dimostrazione pratica. Avviato nel 2023 in collaborazione con un cliente internazionale e grazie a dei fondi governativi internazionali, il progetto si pone il fine di trasformare l’attuale sistema produttivo, rendendolo resiliente ai cambiamenti climatici.
L’APPROCCIO ALL’INNOVAZIONE
Partendo dalla qualità e sicurezza dei propri prodotti, Icam ha istituito negli anni procedure aziendali che permettono di prevenire in modo sistematico l’insorgere di non conformità relative a qualità, sicurezza e legalità delle materie prime utilizzate e dei prodotti finiti, per un totale di oltre 20.000 test realizzati nel solo 2023.
LA RESPONSABILITÀ VERSO L’AMBIENTE
Consapevole del fatto che la catena di approvvigionamento del cacao rappresenta l’elemento con il più elevato impatto (86%) sulla propria carbon footprint, l’azienda nel 2020 ha avviato insieme a Carbonsink il Life Cycle Assessment uno studio puntuale volto a comprendere le differenze nei fattori emissivi nelle varie aree di approvvigionamento e ridurli.
Lo studio è partito dall’Uganda nel 2021 e proseguito con il Perù nel 2022, permettendo di identificare gli elementi virtuosi delle filiere di approvvigionamento di Icam. Dallo studio della filiera ugandese risulta infatti in maniera chiara ed evidente il beneficio ambientale di una filiera di cacao biologico rispetto a quelle di cacao convenzionale. Lo studio è poi proseguito indagando la filiera del Perù, su un campione di una decina di cooperative fornitrici. Pur in un contesto maggiormente intaccato dall’impatto del Land Use Change, rispetto all’Uganda è stato confermato l’approccio virtuoso nell’approvvigionamento. L’impatto della filiera Icam peruviana risulta infatti pari al 40% dell’impatto definito dalla letteratura per il paese, e di poco inferiore alla media globale.
Icam produce il proprio cioccolato all’interno di un sito produttivo, quello di Orsenigo, completamente automatizzato, in grado di assicurare funzionalità, tracciabilità e sostenibilità ambientale. La presenza di un impianto di trigenerazione, che genera simultaneamente elettricità, vapore e acqua fredda a partire da una singola fonte energetica, consente di ottenere gran parte dell’energia necessaria a soddisfare il fabbisogno del processo produttivo dello stabilimento. Nel 2023, il 74,34% del metano acquistato ha alimentato il trigeneratore, mentre il restante fabbisogno energetico è stato coperto dall’acquisto dalla rete nazionale energia elettrica, che dal 2021 proviene esclusivamente da fonti rinnovabili.