Anche per gli operatori della filiera vitinivinicola, l’applicazione dell’articolo 62 (legge 24 marzo 2012, n. 27) ha portato una serie di complicazioni gestionali, soprattutto nei confronti dei fornitori dell’industria chimica.
E proprio a tale proposito, il 15 novembre scorso, Lucio Mastroberardino, presidente dell’Unione italiana Vini, ha inviato una lettera aperta al ministro delle Politiche agricole Mario Catania, che pubblichiamo qui di seguito:
Caro Ministro,
l’entrata in vigore della legge 24 marzo 2012, n. 27, e in particolare l’art. 62, cambia radicalmente i rapporti all’interno della filiera agroalimentare.
La norma rappresenta una sfida importante nella disciplina delle relazioni commerciali in materia di cessione dei prodotti agricoli e agroalimentari. La nuova normativa, introdotta dall’articolo 62, ha creato alte aspettative nel settore del vino, come in tutto il comparto agricolo/agroalimentare, che attendeva uno strumento funzionante, a servizio dell’anello debole della food supply chain: i produttori di beni agricoli e da essi derivanti. L’obiettivo da Lei espresso in prima persona, corrispondeva alla volontà di eliminare lo squilibrio esistente a livello di potere negoziale e di normalizzare i rapporti tra produttori e distribuzione. Lei stesso ha ribadito che la norma “si propone di riequilibrare i rapporti di forza all’interno del sistema agroalimentare riavviando un processo evolutivo arrestatosi negli anni ’50”.
L’Associazione da me presieduta si è resa parte attiva con responsabilità e consapevolezza per un’attenta riflessione intra-filiera sulla norma, in nome del principio che la “sostenibilità della filiera” è vissuto reale e non slogan politico-sindacale all’occasione. Eppure, la norma nella nostra filiera amplifica asimmetrie competitive che esistono e incidono in termini di competitività a seconda del tipo d’imprese diverse che vi operano.
Inoltre, con amarezza e disappunto, i produttori di vino italiano registrano che in virtù di alcuni aspetti della nuova disciplina la norma sembra andare contro lo spirito e i principi menzionati. In particolare, in questi giorni, i produttori di vino stanno ricevendo comunicazioni formali da parte dei fornitori dell’industria chimica degli additivi che, sulla base di pareri fuorvianti di alcune importanti associazioni d’impresa, dichiarano l’equivalenza dei loro prodotti agli alimenti e pertanto reclamano anche per questi l’applicazione dell’art .62 della L. 24.03.2012.
Di fatto la formulazione del decreto attuativo dell’articolo 62, con interpretazioni di comodo e di parte, rende possibile che le nuove disposizioni in materia di cessione di prodotti agricoli e agroalimentari si considerino applicabili anche da altri settori economici, in particolare l’industria chimica degli additivi, generando delle chiare situazioni di abuso. Questo è inaccettabile.
Nello specifico, abbiamo dovuto rilevare che la definizione di “prodotti alimentari” così come data dall’articolo 2, lettera b) del decreto attuativo, facendo riferimento al Regolamento (CE) n. 178/2002, si presta a interpretazioni fuorvianti e allarga considerevolmente il campo di applicazione della norma di cui all’art. 62, estendendolo a tipologie di prodotti che nulla hanno a che vedere con il settore agricolo e agroalimentare.
Confidiamo, pertanto, nel Suo risoluto intervento per evitare che sia vanificato il prezioso lavoro svolto sinora ricollegando le disposizioni menzionate al principio cardine della norma: “un impianto normativo favorevole al mondo del comparto agricolo e agroalimentare”.
Sono dunque a chiederLe di precisare la definizione di “prodotti alimentari” all’interno del decreto attuativo, ad esempio, attraverso la redazione di una lista positiva di prodotti alimentari oggetto di applicabilità del decreto. Una soluzione di questo genere, circoscrivendo l’applicazione della norma a prodotti e/o categorie di prodotti agricoli e agroalimentari ben definiti, avrebbe il merito di prevenire la diffusione di interpretazioni equivoche e strumentali che vanno a danno dell’impianto complessivo della legge e ad esclusivo vantaggio dei suoi detrattori.
Mi permetto di porre con urgenza la questione alla Sua attenzione, atteso che quanto si sta verificando in questi giorni è più di una criticità ma, un vero e proprio tentativo di esproprio ai danni del sistema agroalimentare italiano.
A tal proposito, confido nelle competenze presenti in seno al Suo Ministero, affinché ai quesiti formulati dalla mia, come da altre Associazioni, siano quanto prima date delle risposte in modo da assicurare un’esatta ed efficace applicazione della norma.