Vino, tutti i trend del mondo fino al 2016

Vino, tutti i trend del mondo fino al 2016

Come sarà il mondo del vino nei prossimi anni? Quali i trend principali da seguire? E quali i Paesi protagonisti da qui al 2016? A queste domande prova a rispondere l’ultimo studio di Vinexpo e Iswr-International Wine & Spirits Research (le cui previsioni per il quinquennio precedente si sono verificate, con un margine di errore dell’1%, www.iwsr.co.uk) sui cambiamenti nel panorama enoico tra 2012 e 2016. Quello che si prospetta è un futuro ricco di possibilità, in cui i consumi continueranno a crescere (+5,3%), così come i prezzi medi (+8,7%), trainati dalla crescita di Stati Uniti e Cina. L’Australia non riuscirà a fermare il proprio declino, mentre Italia e Francia saranno ancora protagoniste, con i consumatori d’oltralpe sempre più innamorati dei rosati.
A livello produttivo, la Francia si confermerà leader, con una media di 45 milioni di hl di vino prodotto ogni anno, seguita da Italia e Spagna, più indietro nel rinnovamento dei propri vigneti. Alle loro spalle, gli Stati Uniti, che iniziano a soffrire la mancanza di terreni in cui crescere, seguiti da Argentina e Cina (che scalerà due posizioni, dalla n. 8 alla n. 6), che si lascerà alle spalle Cile, Germania e Australia (la cui produzione fletterà del 10%, da 11 a 10 milioni di ettolitri l’anno). La miglior performance sarà appannaggio invece del Sudafrica, la cui produzione tra 2012 e 2016 crescerà del 30 per cento.
Continueranno a crescere i consumi di vino nel mondo, a ritmi maggiori del periodo precedente (+5,3% contro il +2,8%): soprattutto le bollicine (+8,5%). Gli Usa si confermeranno al primo posto (con una crescita del 12% nel periodo 2012-2016), mentre la Germania è destinata a scavalcare Francia e Italia e a diventare il secondo Paese al mondo in termini di quantità di vino consumato. Cina e Hong Kong (calcolate insieme dallo studio di Vinexpo e Iwsr), nonostante una crescita prevista del 40%, non andranno oltre la posizione n. 5, seguite da Regno Unito (-4%), Russia (+18%) e Argentina. Nessun cambierà nulla, invece, nella graduatoria dei consumi pro capite, con Francia, Italia, Svizzera, Portogallo, Danimarca e Germania ai primi posti, con una decelerazione nella caduta dei consumi in Francia, e un peggioramento continuo nel Belpaese.
Anche se i consumi medi non sono paragonabili a quelli dei Paesi europei, è in Cina, Usa e Canada che bisognerà continuare a puntare: secondo Robert Beynat, ceo di Vinexpo, proprio il mercato degli Stati Uniti “continuerà a essere il più promettente del mondo, e allo stesso tempo il più difficile, sia per la frantumazione intrinseca di un Paese federale, sia per la polarizzazione del mercato intorno a New York, che rappresenta il 50% del mercato. Eppure, nonostante tutto, se avessi 100 dollari da investire, punterei ancora sugli Usa”. Dall’altra parte, l’Asia continua a crescere, e a imporre i propri gusti, che virano con decisione sui vini rossi, a scapito dei bianchi, specie australiani.
A fronte di una crescita dei volumi consumati del 10% tra 2007 e 2016, in termini di valore le stime sono di un +28%, con una crescita continua anche nei prossimi anni (seppure inferiore a quella del periodo 2007-2011: +8,7% contro +15,3%). Ad apprezzarsi saranno soprattutto i vini del segmento superiore ai 10 dollari (7,5 euro) a bottiglia (+30%), ma cresceranno del 10% anche le etichette vendute a un prezzo tra i 5 e i 10 dollari (3,75-7,5 euro), e quelle sotto i 5 dollari (+3%), per un valore del comparto vino nel mondo che, nel 2016, toccherà i 183 miliardi di dollari (pari a oltre 137,3 miliardi di euro).
Tra i Paesi importatori, bisogna distinguere tra quelli che dipendono esclusivamente dalle produzioni altrui, come Regno Unito (al secondo posto tra i Paesi che importano più vino), Olanda (n. 6), Belgio e Lussemburgo (n. 8), Svezia (n. 9), quelli che ne dipendono molto pur producendo vino, come Germania, primo importatore mondiale, Canada (n. 7) e Svizzera (n. 10). In posizione di rincalzo ci sono Russia (che produce il 43% del vino che consuma, ed è il quinto mercato per importazioni), Stati Uniti (dove la produzione interna copre il 73% dei consumi, al n. 3 tra i Paesi importatori) e Cina (con una produzione capace di soddisfare l’80% del fabbisogno totale, al n. 4): mercati così grandi che anche piccole quote possono decidere le sorti di qualsiasi Paese produttore. Le gerarchie, però, cambieranno molto se si prendono in considerazione solo i vini frizzanti: la Cina neanche nel 2016 sarà tra i primi 10 importatori di bollicine, che vedrà il Regno Unito al primo posto (+ 9%), seguito da Usa (+35%), Germania (che passa dal n. al n. 3), Russia (+56%) , Belgio e Lussemburgo (+13%), Giappone, Svezia, Olanda, Australia (+23%) e Svizzera (+16%).
Lo studio non si sbilancia sulle performance delle esportazioni dei singoli Paesi, ma preferisce confermare le tendenze registrate nel periodo 2007-2011: la Francia resterà al top in termini di valore totale e di prezzo medio a bottiglia, rispettivamente a 10 miliardi di dollari (7,5 miliardi di euro) e 5,3 dollari (3,97 dollari), mentre l’Italia dovrebbe confermarsi leader nelle quantità, anche se a prezzi medi molto inferiori (1,9 dollari, pari a 1,42 euro, a bottiglia, come i vini cileni), e la Spagna si confermerà terza forza mondiale (con un prezzo medio bassissimo, 1,1 dollari, pari a 0,82 euro, a bottiglia). Dietro, Australia, Cile, Usa, Argentina, Portogallo e Germania si spartiscono il resto della torta.

© Riproduzione riservata