Ammonta a 5 miliardi il bilancio dei costi provocati al sistema economico nazionale dalle emergenze a tavola: a partire dalla crisi della mucca pazza, che per dimensione e vastità è stata il primo e il più drammatico allarme che è stato affrontato in Italia.
È la stima emersa nel corso dell’incontro “Mucca pazza: dieci anni dopo”, promosso da Coldiretti e Fondazione Univerde il 9 marzo, a dieci anni dal varo delle misure emergenziali nazionali, che ha voluto ribadire la garanzia di sicurezza della carne italiana.
Secondo l’indagine Eurobarometro, di fronte alla notizia che un prodotto alimentare non è sicuro, ben il 13% degli italiani dichiara che lo esclude definitivamente dalla dieta, il 43% lo evita solo per un certo periodo di tempo, il 30% si preoccupa ma non cambia negli acquisti, il 12% ignora addirittura l’informazione, gli altri non rispondono. Si stimano pari a 2 miliardi le perdite subite dal sistema della produzione, trasformazione e commercio della carne subite solo a seguito dell’emergenza mucca pazza: principalmente per il crollo dei consumi, quasi dimezzatisi nel momento più acuto della crisi per poi riprendersi molto lentamente malgrado le misure di prevenzione adottate. In questa direzione alquanto efficace si è dimostrata l’introduzione dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza della carne bovina in vendita. Una misura che è stata introdotta in Italia con successo anche per la carne di pollo (2005) in occasione dell’emergenza influenza aviaria, dopo un calo dei consumi che ha superato il 60% nella fase più critica e danni valutabili complessivamente in quasi un miliardo di euro. La mancata estensione di tale provvedimento a tutti i prodotti agroalimentari – secondo Coldiretti – ha certamente concorso ad aggravare i costi delle altre emergenze alimentari che si sono verificate nell’ultimo decennio, dal latte cinese alla melamina al grano canadese contaminato dall’ocratossina fino alla carne di maiale irlandese alla diossina, trovata recentemente nei mangimi in Germania.
La grande reattività dei consumatori alle emergenze sanitarie alimentari è confermata dall’indagine Eurobarometro: ben l’86% degli italiani è oggi preoccupato della sicurezza del cibo, a cui viene addirittura associato un rischio potenziale superiore a quello di un incidente in macchina, dell’essere vittima della criminalità o delle malattie. In particolare, il 57% teme le contaminazioni del cibo da parte delle confezioni, l’80% del virus dell’influenza aviaria, l’82% degli italiani è preoccupato che nelle carni ci siano ormoni e l’83% degli italiani teme la presenza di mercurio nel pesce o diossina nella carne.
Sempre secondo Eurobarometro, il 60% degli italiani ritiene che oggi ci siano regole restrittive nell’Unione europea sulla sicurezza del cibo, ma una percentuale dell’80% pensa che bisognerebbe fare ancora di più.
GLI ITALIANI E L’EMERGENZA ALIMENTARE…
Il 43% evita l’alimento solo per un certo periodo di tempo
Il 30% si preoccupa ma non cambia negli acquisti
Il 13% esclude definitivamente l’alimento dalla dieta
Il 12% ignora l’informazione
Il 2% non risponde
Fonte: elaborazioni Coldiretti su dati Eurobarometro 2010
I TIMORI NEL PIATTO DEGLI ITALIANI
L’83% teme la presenza di mercurio nel pesce o diossina nella carne
L’82% è preoccupato che nelle carni ci siano ormoni
L’80% teme il virus dell’influenza aviaria
Il 57% teme le contaminazioni del cibo da parte delle confezioni
Fonte: elaborazioni Coldiretti su dati Eurobarometro 2010