Colpo di scena (ma non troppo) alla francese. Si aggiunge un nuovo tassello nel mosaico-monopoli di Parmalat. Il gruppo Lactalis (che in Italia controlla brand storici come Galbani, Invernizzi e Cademartori) ha annunciato l’acquisizione dell’11,42% del gruppo di Collecchio (operazione gestita come advisor da Socgen) e si dichiara pronto – in una nota stampa – a presentare una propria lista di candidati per il consiglio di amministrazione della società, in scadenza ad aprile. Lactalis “intende perseguire lo sviluppo di un progetto industriale di lungo periodo” e “preservare l’integrità” di Parmalat, magari anche attraverso un processo d’espansione tramite acquisizioni. La quota, più specificatamente, è composta da una partecipazione diretta del 7,28% e da un contratto di equity swap per una partecipazione potenziale fino al 7% del capitale sociale di Parmalat. A tutt’oggi, però, sono state rilevate azioni ai sensi del contratto di equity swap pari al 4,14%, ma il gruppo potrebbe arrivare anche al 14,28 per cento. Lactalis, inoltre, potrebbe ulteriormente incrementare la propria partecipazione in Parmalat, anche se “non intende raggiungere una partecipazione rilevante ai fini della disciplina dell`offerta pubblica di acquisto obbligatoria”.
In Borsa, giovedì 17 marzo è stata un’altra giornata di tensione per Parmalat. Nel corso della giornata, il titolo ha guadagnato anche il 10% nel corso delle contrattazioni, per chiudere a +0,81% a 2,5 euro. Data la forte attenzione per il titolo, gli scambi sono stati da primato, con il 9,8% del capitale passato di mano, che si aggiunge al 6% di ieri. A metà seduta, ha toccato addirittura i 2,728 euro: una quota che, se mantenuta per cinque giorni consecutivi, permetterebbe ai tre fondi Skagen, Mackenzie e Zenit di rompere gli accordi resi noti a gennaio per presentare una lista per il rinnovo del cda.
Per la presentazione delle liste all’assemblea degli azionisti (convocata per il 12-13-14 aprile) – oltre alla new entry Lactalis – restano in campo almeno tre soggetti: i tre fondi (15,3% del capitale) che hanno già annunciato la scorsa settimana di voler schierare Rainer Masera come presidente, Massimo Rossi, come amministratore delegato ad interim, e altri sette nomi. Poi c’è la lista di minoranza di Assogestioni (tre nomi). E quella di Intesa Sanpaolo – azionista di Parmalat con il 2,15% del capitale – che conferma la fiducia all’attuale ad Enrico Bondi. Accanto a lui, nel cda l’elenco prevede Luigi Gubitosi, Roberto Meneguzzo, Patrizia Grieco, Elio Catania, Patrick Sauvageot, Rosalba Casiraghi, Massimo Confortini, Annamaria Artoni, Giuseppe Recchi e Carlo Secchi. Nella lista dei collegio sindacale sono candidati come sindaci effettivi Angelo Provasoli, Livio Torio, Giovanni La Croce e, come supplenti, Paolo Ludovici e Giovanna Villa.
Né resta esclusa la disponibilità a creare una cordata italiana – ipotesi sostenuta anche dal sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Gianni Letta, e dal ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani – con la partecipazione di Granarolo.
Dopo la presentazione delle liste, la disfida per Parmalat sarà più viva che mai in vista dell’assemblea del 12 aprile: le azioni da depositare tal occasione si possono acquistare fino a una settimana prima della riunione dei soci (praticamente fino a venerdì 1° aprile).
Parmalat, entra in scena Lactalis
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