3.250.000 forme di parmigiano reggiano nel 2014: è l’obiettivo del nuovo piano di regolazione dell’offerta approvato dal Consorzio del formaggio italiano dop più famoso nel mondo. I produttori imboccano così la via del governo della produzione, per legare più saldamente il lavoro degli allevamenti e dei caseifici – e quindi i redditi – alle dinamiche di mercato. Dall’assemblea consortile è venuto il via a quei piani produttivi – sperimentati in un recente passato su base volontaria e in assenza di una legislazione di riferimento – accolti positivamente dalla stessa Unione europea con l’approvazione del ‘Pacchetto latte’ che, in vista anche della fine del regime delle quote che scatterà a fine marzo 2014, proprio per i prodotti Dop ha previsto la possibilità – in deroga alle norme antitrust – di stabilire norme specifiche per il governo della crescita produttiva.
“Da una parte – spiega Giuseppe Alai, presidente del Consorzio, in una nota ufficiale – abbiamo uno strumento decisivo ai fini di una gestione della produzione che eviti le storiche e grandi oscillazioni che hanno contrassegnato la storia del prodotto, determinando una instabilità delle quotazioni e pesantissime crisi che sono insopportabili economicamente, nemiche dei redditi e di quegli investimenti che si possono effettuare solo sulla base di previsioni di mercato attendibili e che abbiano a fondamento proprio i flussi produttivi; dall’altra, i produttori di latte per parmigiano reggiano, e non solo i caseifici, assumono un ruolo e una responsabilità centrale ai fini della determinazione del proprio futuro”.
La produzione presa a riferimento per determinare i quantitativi di produzione per il 2014 è quella del 2010, con correttivi e integrazioni (legati appunto all’andamento di mercato e a un export che continua a crescere a ritmi superiori al 6%) che portano la soglia a 3.250.000 forme. Circa un 8% in più rispetto al 2010 (3.018.260 forme), 20.000 forme in più rispetto al 2011 (3.231.915), una leggera flessione rispetto al 2012 (3.307.221) e un sostanziale allineamento a quello che potrebbe essere il saldo 2013, dopo un primo semestre all’insegna della flessione (-1,99% la produzione gennaio-giugno) e i mesi estivi caratterizzati da una leggera ripresa (+0,85% a luglio e +1,7% in agosto su base mensile).
“I piani approvati – prosegue Alai – parlano di governo della crescita, e non di riduzioni dei flussi dietro le quali si potrebbero nascondere intenti speculativi: al contrario, l’obiettivo è crescere ordinatamente per dare maggiore stabilità ai redditi e punti di riferimento più precisi anche ai consumatori, spesso disorientati di fronte a oscillazioni di prezzo – determinate proprio da eccessi o da drastici cali produttivi – che il nostro prodotto rischia di pagare in termini di fedeltà e costanza d’acquisto. Gli eccessi produttivi faranno scattare graduali contribuzioni aggiuntive, e queste risorse straordinarie saranno utilizzate come investimenti a sostegno del mercato interno e, ancor più, della penetrazione e del rafforzamento delle posizioni sui mercati esteri, consentendo di aggiungere altri elementi di stabilità per il comparto”.
Elemento di novità è rappresentato dal fatto che il punto di riferimento non saranno le forme, ma i quantitativi di latte che confluiscono nei caseifici. “Un meccanismo semplice – afferma Riccardo Deserti, direttore generale del Consorzio – che non richiede alcuna traduzione in base alle rese latte/formaggio: essendo gli allevatori il punto nodale di tutto il sistema, l’unità di misura è proprio quella con la quale abitualmente si relazionano, e su questo elemento si stabilisce anche una sostanziale differenza rispetto alla gestione di altre dop”.
Dopo le decisioni assembleari – assunte quasi all’unanimità dai caseifici consortili – i 3.500 allevatori che conferiscono il latte dovranno apporre la firma a sottoscrizione individuale di questo impegno, i cui effetti si avranno al raggiungimento dei due terzi dei consensi.
Parmigiano reggiano, al via il piano produttivo 2014
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