Sull’aumento dell’Iva dal 21 al 22% – in vigore dall’1 ottobre scorso – quotidiani, tv e siti hanno prodotto a tamburo battente stime e previsioni sui costi aggiuntivi per i bilanci delle famiglie italiane e sugli effetti futuri sui comportamenti d’acquisto e sui consumi. A gettare acqua sul fuoco degli allarmismi diffusi soprattutto da alcune associazioni di consumatori, è intervenuto su www.lavoce.info – tra i più apprezzati siti di analisi e interventi in materia di economia, finanza, politica, lavoro – Francesco Daveri, docente di Scenari economici presso l’Università di Parma e nel programma Mba della Sda Bocconi. Daveri ha preferito fare i calcoli partendo dai dati ufficiali Istat, arrivando a una stima dell’impatto decisamente inferiore a quanto indicato da alcune associazioni dei consumatori, Codacons in testa che ha parlato di “stangata fino a 349 euro per famiglia” e di consumi che “andranno giù del 3%”. Sulla base dei dati Istat (banca dati Istat, “spesa media mensile delle famiglie”), le famiglie italiane hanno speso 2.419 euro al mese nell’anno 2012. Di questi, 468 euro in alimentari e bevande e 1.951 euro in prodotti e servizi non alimentari. “L’aumento dell’Iva – ricorda Daveri – non colpisce tutti questi beni e servizi, ma solo una parte consistente di questi, pari al 40,7% della spesa media degli italiani. Il 59,3% circa di beni e servizi acquistati dalle famiglie (compresi i fitti figurativi imputati dall’Istat) sono esenti da Iva o soggetti alle aliquote inferiori del 4 e del 10%, aliquote che rimangono invariate in seguito al provvedimento del Governo”.
Secondo Daveri, basta quindi una semplice moltiplicazione per calcolare l’aumento del costo della spesa, ammesso e non concesso che l’Iva sia trasferita integralmente sul prezzo di vendita. Peraltro, alcune catene di distribuzione – tra cui Interdis, Crai, Gruppo Gabrielli, Unes – hanno annunciato che assorbiranno l’aumento Iva senza caricare i loro prezzi di vendita. In conclusione, l’aumento medio di spesa per le famiglie risulta di 114,40 euro (=0,01 x 0,41 x 2.419 x 12): e cioè, l’Iva è salita di un punto sul 41% della spesa media mensile degli italiani che consumano per dodici mesi all’anno. Totale 114,40: ossia neppure 10 euro al mese. Per aree geografiche, l’aumento sarebbe di circa 130 euro al Nord, di 119 al Centro, di 91 nel Mezzogiorno e di 81 euro nelle Isole.
A ogni buon conto, diversi retailer – come si diceva pocanzi – hanno annunciato il proprio impegno a non aumentare i prezzi al consumo assorbendo il più possibile i rincari determinati dall’aumento dell’Iva per trasporti, carburanti, energia ecc.
A cominciare da Interdis: il direttore generale Giorgio Santambrogio ha subito preso posizione, dichiarando in una nota ufficiale: “La risposta di Interdis a questo ‘colpo basso’ nei confronti di centinaia di migliaia di famiglie che scelgono i punti vendita/insegne del gruppo per i loro acquisti sarà immediata. Partirà a breve una campagna promozionale con migliaia di buoni sconto sui prodotti a marchio Delizie (private label del gruppo Interdis), che allevierà l’impatto dell’aumento dell’Iva. Gli imprenditori del gruppo Interdis, consci delle difficoltà che soprattutto le fasce più deboli di clienti stanno affrontando, si accolleranno quest’ulteriore manovra, auspicando in ogni caso nella collaborazione dell’industria partner”.
Da parte sua, Crai ha annunciato che terrà bloccati fino al 31 dicembre 2013 i prezzi al pubblico di tutti i prodotti a marchio Crai e Piaceri Italiani soggetti ad aliquota del 21%, accollandosi quindi l’onere dall’assorbimento del differenziale Iva: un intervento applicato dal 1° ottobre da tutti i punti vendita della rete Crai.
“L’aumento di un punto percentuale dell’Iva – afferma Marco Bordoli, amministratore delegato di Crai Secom, in una nota stampa – si ripercuote sui consumi con il rischio di penalizzare le famiglie Italiane già soggette a forti pressioni economiche. Il nostro gruppo ha deciso di intervenire concretamente per limitarne l’applicazione e salvaguardare il potere d’acquisto dei nostri consumatori con i quali abbiamo un rapporto di quotidianità e familiarità”.
Anche dal marchigiano Gruppo Gabrielli arriva un impegno forte sul fronte Iva: 1.430 referenze tra food e non food della private label Consilia nei punti vendita Oasi Tigre e Tigre Amico non subiranno il rincaro Iva né quello derivante dall’incremento delle materie prime. Già nel 2011, l’azienda aveva adottato la stessa politica nei confronti del blocco Iva al 20% sui propri prodotti a marchio Consilia. Fino a marzo 2014, quindi, prezzi bloccati sulle referenze della private label Consilia: il gruppo oltre ad assorbire l’incremento dell’aliquota Iva si farà carico anche dell’aumento dovuto dal rincaro delle materie prime nei punti vendita delle cinque regioni in cui opera: Marche, Abruzzo, Molise, Umbria e Lazio. “La nostra politica – afferma Barbara Gabrielli, vicepresidente del gruppo marchigiano, in una nota ufficiale – è stata sempre orientata nei confronti dell’ascolto delle esigenze del territorio. Anche in questa occasione, scendiamo in campo scegliendo di adottare questo investimento per ripagare la fiducia dei nostri consumatori che giorno dopo giorno si affidano alle nostre insegne dimostrando di apprezzare il binomio qualità e convenienza che da sempre ci contraddistingue”.
Anche Esselunga ha annunciato che “non modificherà la propria politica commerciale volta al contenimento dei prezzi, neppure a fronte della recente normativa che prevede l’incremento dell’Iva di un punto percentuale su determinate merceologie (30% del totale). Tale aumento è solo l’ultimo di una serie di forti pressioni economiche che ricadono sulle famiglie, alle quali Esselunga ha da sempre risposto ritardandone e limitandone l’applicazione, come ad esempio per gli aumenti subiti nel 2012 da parte del mondo della produzione, al fine di salvaguardare il potere d’acquisto dei clienti”.
Infine, U2 Supermercato (gruppo Finiper) ha annunciato la decisione di non applicare l’aumento dell’Iva al 22% fino al 31 dicembre. Con questa scelta U2 – secondo l’indagine di Altroconsumo, la catena di supermercati più conveniente d’Italia per il terzo anno consecutivo (2011-2012-2013) – mira a confermare la propria filosofia commerciale, con la formula ‘every day low price’: nessuna promozione, nessuna tessera fedeltà, nessun volantino ma la certezza per il cliente di avere ogni giorno prezzi bassi nel proprio supermercato di fiducia.
Iva, i conti delle famiglie e l’impegno dei retailer
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