Secondo una recente ricerca del Boston Consulting Group, è stato l’unico gruppo italiano, nel 2013, a meritare di salire sul podio delle imprese del largo consumo che sono cresciute di più. In compagnia di colossi come Henkel e Mondelez, il gruppo Veronesi ha ricevuto la palma d’oro delle vendite, vantando una crescita del 6% in un momento di mercato a dir poco difficile. Il bello è che l’azienda, prima in Europa nel settore avicolo e quarta nell’alimentare italiano, dopo Ferrero e Barilla, non ha alcuna intenzione di fermarsi qui. Forte di un bilancio che ha toccato i 2miliardi e 850 milioni di euro e di una posizione finanziaria solida, grazie a una consistente riduzione dell’indebitamento, è una delle poche realtà oggi che guarda al futuro con grande ottimismo e non nasconde di avere le spalle abbastanza solide per affrontare nuove acquisizioni, molto ambiziose… “Forse anche in Italia – confessa Bruno Veronesi, presidente del gruppo omonimo e artefice di una campagna acquisti che dagli anni 70 non ha mai subito battute d’arresto -. E poi, se riceveremo le rassicurazioni che stiamo chiedendo, potremmo finalizzare anche l’acquisto di un’azienda in Serbia che per noi potrebbe rivelarsi strategica”.
Perché vi interessa tanto la Serbia?
Perché potrebbe essere la testa di ponte per entrare sul mercato russo che per ora è bloccato da barriere doganali importanti. Andando a produrre direttamente in Serbia potremmo finalmente entrare in Russia, dove le prospettive di crescita sono notevoli.
Oggi avete una quota di fatturato all’estero intorno al 15%: a quanto volete arrivare in futuro?
L’obiettivo ottimale è arrivare al 30% e la crescita costante del fatturato ci conforta: l’anno scorso abbiamo realizzato oltreconfine 370 milioni di euro, quest’anno l’obiettivo è superare i 400.
Quali sono i mercati che vi interessano di più?
Oltre a quello russo, per noi è importantissimo il mercato tedesco, che resta la nostra principale area di sbocco. Per questo abbiamo investito molto in nuove tecnologie, che ci consentono di soddisfare una domanda molto particolare: in Germania vogliono una shelf life più lunga, confezioni più robuste e peso standard. E noi ci siamo adeguati.
Oltre all’estero, siete cresciuti molto anche in Italia: quali prodotti vi hanno dato più soddisfazioni?
Il nostro best seller resta sicuramente Wudy. Siamo stati primi a fare i wurstel di pollo e tacchino e questa innovazione ci ha premiati con produzioni costantemente in crescita. Ma sta andando molto bene anche linea Aequilibrium, destinata a un target attento a un’alimentazione sana e poco calorica.
E nei salumi?
Abbiamo fatto bene a fare una scelta di campo chiara: tra tutte le aziende che abbiamo acquisito nel tempo (Italsalumi, Negroni, Montorsi, Fini) abbiamo deciso di puntare con forza soprattutto sulla salumeria a marchio Negroni con la quale vogliamo diventare primi, in Italia, per fatturato.
Altre innovazioni premiate dai consumatori?
Va forte il kebab e la chiken salad. Poi sono piaciute le polpette cotte di tacchino: le abbiamo appena lanciate, ma vanno già molto bene.
Per il 2014 è prevista qualche altra novità?
Proprio questo mese lanciamo l’hamburger big size da 170 grammi. Ci auguriamo di replicare il successo che ha avuto la nostra Bigger, la cotoletta gigante di tacchino, che ha il vantaggio di offrire una grande porzione con poco contenuto di grasso. Per lanciare l’hamburger big size abbiamo investito ancora una volta in tecnologia, dotandoci di nuove macchine in grado di dare alla carne la giusta consistenza, nonostante il grande formato.
L’intervista completa è disponibile sul numero di Giugno di Food.