Il formaggio italiano alla conquista del Nord America. Nei primi tre mesi dell’anno i consumi di parmigiano reggiano negli Usa hanno registrato un +2,7% e un +12,7% in Canada, in un quadro decisamente positivo delle esportazioni totali, che nello stesso periodo hanno fatto segnare un +4,8%.
Questi andamenti si inseriscono in uno scenario che vede il mercato Usa al primo posto dei mercati extraUE con il 16,4% dell`export del parmigiano reggiano e al quarto posto nella classifica totale, immediatamente a ridosso dei maggiori mercati europei, con la Francia al primo posto con il 19,4%, seguita dal Regno Unito con il 17% e dalla Germania con il 16,8%.
E’ all’interno di questo quadro che il Consorzio del parmigiano reggiano ha partecipato al Fancy Food Show di New York, la più importante fiera alimentare del Nord America con oltre 20.000 visitatori, 180.000 prodotti e 2.400 espositori da più di 80 paesi di tutto il mondo.
Proprio da qui è venuta l’ulteriore conferma dell’importanza che continuerà a rivestire il mercato Usa per il parmigiano reggiano: un mercato non ancora ‘maturo’ – sottolinea in una nota il Consorzio – che vede rafforzarsi la propensione al consumo di prodotti naturali e che esprime un grande potenziale di sviluppo, come dimostra non solo l’andamento dei primi mesi del 2014, ma anche la tendenza degli ultimi anni, che hanno visto un incremento sia nel 2012 (oltre il 6%) sia nel 2013 (oltre il 4%).
“Il parmigiano reggiano – spiegano il Consorzio di tutela – si è affermato negli Usa come una delle eccellenze della tradizione alimentare italiana soprattutto per due tratti distintivi: il fatto di essere un prodotto completamente naturale e l’ampia gamma di stagionature che è in grado di offrire ai consumatori”.
“Un successo – prosegue il Consorzio – che trascina con sé anche quelle zone d’ombra rappresentate dalla diffusa presenza di casi di usurpazione del nome e dell’uso del termine “parmesan”, interdetto in Europa a tutti i soggetti diversi dai caseifici riconosciuti dal Consorzio del parmigiano reggiano, ma ammesso dalla legislazione americana”.
Un problema, quello delle denominazioni ingannevoli, che coinvolge una lunga serie di denominazioni di eccellenze europee (quali asiago, fontina, gorgonzola tra le denominazioni italiane, feta, gouda, gruyere e cheddar tra le denominazioni europee) “e che finalmente – sottolinea il Consorzio – sta per essere affrontato nei negoziati bilaterali tra Usa e Ue, nell’ambito dei quali chiediamo all’Unione Europea e al Governo italiano un’azione forte ed intransigente rispetto a fenomeni che vanno a discapito dei produttori e, prima ancora, di consumatori americani che non hanno una reale possibilità di controllo sulla veridicità delle denominazioni”.
Anche di questo il Consorzio ha parlato con il ministro delle Politiche agricole e alimentari, Maurizio Martina, negli spazi del Fancy Food Show di New York, dove l’Ente di tutela ha incontrato le più importanti società americane d’importazione e di distribuzione.
“In questa sede – osserva il Consorzio – abbiamo definito nuovi accordi commerciali con primarie catene distributive del mercato nord-americano, che nei prossimi anni giocherà un ruolo rilevante ai fini del raggiungimento dell’obiettivo di una quota di export pari al 50% sulla produzione”.