Se l’esito del referendum indipendentista scozzese è senz’altro una buona notizia per l’economia britannica, l’isola d’Oltremanica deve fare comunque i conti con una congiuntura piuttosto delicata. Il Paese è fuori dalla recessione e, nel secondo trimestre di quest’anno, ha riportato la crescita del pil ai livelli pre-crisi, guadagnando anche la promozione del Fmi, che ha alzato le stime per il 2014 al +3,2%. Ma per quanto riguarda il mercato di generi alimentari, l’andamento generale resta preoccupante e, nelle ultime dodici settimane, ha segnato il trend di crescita più basso degli ultimi vent’anni, fermandosi a quota +0,3% su base annua. Una dinamica che, secondo le rilevazioni di Kantar Worldpanel, non ricorreva dal 1993. In questo scenario, pesantemente condizionato dalla guerra dei prezzi, continuano a farsi largo i discount, puntando su una politica aggressiva che mette in seria difficoltà gli altri canali. Diversi sono quindi i big retailer che cedono quote di mercato, subendo anche un calo del giro d’affari superiore alle aspettative. E’ il caso di Tesco, che arretra del 4,5% nei volumi, riducendo il market share dal 30,2 al 28,8%. Una performance che ha spinto i vertici aziendali ad ammettere di aver sovrastimato la previsione dei profitti nel primo semestre di oltre duecentocinquanta milioni di sterline. In flessione anche il peso di Sainsbury e Morrisons, attestato rispettivamente a 16,2 e 10,9 punti percentuali. Sorride invece Asda, con vendite in aumento dello 0,8% nel periodo e una quota di mercato che raggiunge il 17,4%. La parte del leone spetta però ai discount, che accelerano in maniera significativa, confermando in pieno la conquista di altri target di consumatori. Dunque Aldi performa del 29,1% rispetto alla scorso anno, mentre Lidl incrementa di 17,7 punti.
Gran Bretagna, record negativo per le vendite
Con un modesto +0,3% nell’ultimo trimestre, il mercato alimentare segna la crescita più lenta dell’ultimo ventennio. E intanto avanzano i discount
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