Il coup-de-theâtre dell’opa totalitaria di Lactalis Group su Parmalat ha seminato qualche imbarazzo, ma non ha scosso più di tanto gli animi al vertice bilaterale Italia-Francia di martedì 26 aprile a Roma. Berlusconi e Sarkozy – alle prese con le questioni scottanti del sostegno alle forze ribelli in Libia e della possibile revisione del trattato di Schengen – hanno rilasciato dichiarazioni tranquillizzanti e distensive: “Auspico la creazione di grandi gruppi franco-italiani e italo-francesi che possano stare insieme nella competizione globale”, ha dichiarato il premier italiano, aggiungendo poi di “non considerare ostile” l’opa Lactalis su Parmalat.
Per Parmalat, in particolare, “la speranza è che possa concretizzarsi una proposta di imprenditori italiani, stabilendo un accordo con la partecipazione italiana insieme a Lactalis”
“Certo – ha concluso Berlusconi – è singolare che sia stata lanciata stamattina, nel giorno del nostro incontro, ma escludo che l’esecutivo francese avesse consapevolezza della sovrapposizione temporale tra la visita e l’opa”. “Su Parmalat lavoreremo poi a trovare una soluzione con l’Italia – ha annunciato Sarkozy – Berlusconi e io crediamo nell’economia di mercato. Al dossier lavoreranno i ministri Lagarde e Tremonti, nonché il premier Fillon”.
In attesa dell’eventuale soluzione ventilata dai politici di entrambi i Paesi, però, Lactalis – forte dei 4,5 miliardi di euro messi complessivamente sul piatto per la scalata (prevista per fine giugno), grazie anche al sostegno delle grandi banche commerciali francesi come Société Générale, Natixis, Crédit Agricole e del colosso britannico Hsbc – si è “sbilanciata” anche a proporre l’offerta di una quota nella società (si vocifera intorno al 10%) al nascituro Fondo di investimento strategico salvaimprese voluto dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti. E sarebbe anche a disposta ad adeguarsi a una serie di regole sulla governance che permetta all’esecutivo italiano di salvare lo stellone tricolore, per lo meno sulla carta e in extremis.
Del resto, nell’ultima riunione prima di Pasqua – e del contropiede di Lactalis – tra IntesaSanpaolo, Unicredit, Mediobanca e la Cassa Depositi e prestiti, la cifra raggranellata per bloccare le avances francesi non superava gli 1,5 miliardi di euro, portando inoltre a escludere anche l’ipotesi della partecipazione di Granarolo sul piano industriale. Fino a fine giugno, c’è da aspettarsi più che altro qualche ostruzionismo, più o meno blando, soprattutto da parte di Consob, che – vista la presenza di Parmalat in Borsa a piazza Affari a Milano – potrebbe sottolineare la scarsa disponibilità a mostrare i bilanci da parte di Lactalis.
Parmalat, Lactalis potrebbe cedere il 10% dopo l’OPA
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