Tempi duri anche per la private label. La parabola ascendente che ha caratterizzato il mercato italiano della marca del distributore negli ultimi anni ha subito la sua prima forte battuta d’arresto. Secondo le più recenti rilevazioni di Iri aggiornate all’anno terminante a luglio 2014 si registra un calo del fatturato pari al -1,8%, mentre la quota a valore scende dal 18,7 al 18,6 per cento. L’analisi delle categorie del food & beverage evidenzia una flessione delle vendite di store brand soprattutto nell’ortofrutta, dove registrano un -7,7% a valore a fronte del -5,4% del reparto nel suo complesso, e nelle bevande dove il calo è del 4,5% a fronte di un trend positivo pari al +0,5% del totale mercato. Nel frattempo cresce ancora la pressione promozionale, ma crolla la sua efficacia al punto che iniziano a intravedersi timidi segnali di trading up nel confronto tra crescita del basket di spesa e inflazione, a riprova che il consumatore non è più disposto a inseguire le offerte promozionali tout court ma è sempre più attento al ‘value for money’. Non stupisce infatti se l’unica eccezione al calo generalizzato del fatturato del marchio del distributore sono i prodotti di fascia premium e ad alto valore come quelli biologici, che hanno registrato un trend positivo del +5,6 per cento.
Di fronte a tale scenario ai retailer che operano sul mercato italiano si pongono oggi due questioni di fondo: superare una volta per tutte il cut price come unica leva azionabile per incrementare i volumi e rivedere il posizionamento di prezzo della propria marca commerciale mainstream, che quest’anno in particolare sconta la forte concorrenza del prodotto di marca in promozione.
1-L’industria di marca torna a guadagnare spazio a scaffale a scapito della marca del distributore
2-L’inversione di tendenza dei rapporti di crescita tra MDD e IDM si coglie in particolare nei reparti degli alimentari
Solo il segmento Premium della MDD registra trend stabilmente positivi nel 2014