Nell’ultimo mese le voci si sono rincorse: le scorte mondiali di cacao stanno finendo. A lanciare l’allarme sono stati numerosi media internazionali, che hanno riportato le dichiarazioni di due colossi del cioccolato, Mars e Barry Callebaut, a sostegno di questa tesi.
Mars già da tempo avvertiva che, ipotizzando una crescita annuale del 2% nella richiesta mondiale di cioccolato, servirebbero almeno un milione di tonnellate in più entro il 2020 per incontrare la domanda. Ma visto che i raccolti stanno peggiorando, la situazione sarebbe non sostenibile. Tre fattori, secondo l’azienda, contribuiscono al problema: gli scarsi investimenti in ricerche di laboratorio e sul campo; gli scarsi mezzi a disposizione degli agricoltori per migliorare la produttività; la frammentazione della produzione in Africa, Asia e Americhe.
Barry Callebaut dal canto suo avrebbe avvertito sul problema della sostenibilità del cacao, stretto fra una domanda in crescita, soprattutto da parte del Paese più popoloso del mondo, la Cina, e una produzione in flessione.
A peggiorare lo scenario ci sarebbero anche malattie delle piante del cacao e il diffondersi del virus Ebola. E un aumento dei prezzi sarebbe, in questo scenario, dietro l’angolo.
Lo scorso 21 novembre Icco (Organizzazione internazionale del cacao) ha deciso di intervenire con un comunicato ufficiale a smentire l’entità del problema e a tranquillizzare tutti gli amanti del cioccolato, oltre che ovviamente i player del settore. Innanzitutto, l’ultima stagione 2013/14 terminata allo scorso settembre si è chiusa con un surplus produttivo, con Costa d’Avorio e Ghana, i due Paesi leader, che hanno raggiunto quantitativi record. In secondo luogo, il prezzo delle fave di cacao è attualmente al di sotto della media storica. Inoltre, sottlineano da Icco, la produzione si adegua alle variazioni di prezzo e dunque non si può affermare che nel medio termine la domanda continuerà a crescere e la produzione rimarrà stabile o calerà: il cacao, come qualsiasi altro prodotto dell’agricoltura, è una risorsa rinnovabile e quando il prezzo cresce gli agricoltori sono incentivati a produrre di più. Quindi, rassicura Icco, non c’è nulla da temere per i prossimi cinque anni; sebbene siano prevedibili dei deficit produttivi, gli stock di fave di cacao dovrebbero fare da cuscinetto in attesa che i volumi risalgano. Per quanto riguarda le malattie delle piante e le condizioni disagevoli degli agricoltori, la Global Cocoa Agenda sta lavorando con programmi ad hoc.
Per venire a Ebola, già in ottobre Icco aveva sottolineato che la produzione in Guinea, Liberia e Sierra Leone, i Paesi più colpiti dalla malattia, rappresenta solo lo 0,7% del totale. Le regioni occidentali producono circa il 70% del totale, mentre in Costa d’Avorio, che confina con Guinea e Liberia e contribuisce per circa il 40%, il governo è intervenuto prontamente per arginare il problema e il raccolto, che dura da ottobre a marzo, sta proseguendo regolarmente. Anche in Ghana e Nigeria la situazione è sotto controllo.
di Silvia Fornari