La competenza degli imprenditori del settore oleario italiano garantirà la selezione degli oli qualitativamente migliori sul mercato. Lo assicurano in una nota Assitol e Federolio, che esprimono apprezzamento per l’iniziativa del ministro delle Politiche Agricole e Forestali Maurizio Martina nel sostenere la filiera dell’olio italiano, attraverso la possibilità di stipulare un nuovo patto di filiera condiviso da tutti gli attori – organizzazioni agricole, frantoiani, commercianti, industrie, distribuzione – finalizzato a una profonda trasformazione del settore, che mai come oggi, richiede di mettere in campo risorse straordinarie.
In questo contesto di forte difficoltà, Assitol e Federolio assicurano comunque che “la competenza che gli esperti del settore oleario italiano sono in grado di esprimere nella selezione delle materie prime e nella formulazione di blend di qualità non comprometteranno il livello qualitativo del prodotto finito”.
Del resto le aziende olearie italiane sono abituate ad affrontare il problema del deficit produttivo: la mancanza di materia prima di origine italiana, pur acuita da un’annata drammatica sotto molti punti di vista, è una criticità strutturale del sistema. Consumi interni ed export hanno sempre richiesto l’approvvigionamento di olio da olive da altri paesi non essendo sufficiente la produzione domestica. L’Italia infatti detiene il primato mondiale a livello di consumi interni oltre a quello di esportatore di olio di oliva in confezioni; primato quest’ultimo che è stato in grado di assicurare nel 2013 registrando oltre 1 miliardo di euro alla bilancia commerciale nazionale, cifra peraltro già raggiunta nei primi nove mesi del 2014. Non resta quindi che unire le forze per affrontare un 2015 che si preannuncia comunque tutto in salita.
“Aspettiamo presto – concludono le Associazioni – la convocazione da parte del ministro Martina di un tavolo in cui tutta la filiera possa collaborare per attivare sinergie e confronti costruttivi, perché crediamo che solo con un comparto oleario unito, anche con le sue differenze, si possa essere competitivi e tornare a crescere per il bene del sistema Paese”.