Distretti alimentari: III trimestre 2014 ancora positivo per l’export

I numeri non sono esplosivi, a causa della situazione di disagio in Russia e Ucraina che ha condizionato in negativo alcune produzioni tipiche italiane. Ma il food made in Italy continua la sua corsa fuori dal Belpaese
Distretti alimentari: III trimestre 2014 ancora positivo per l’export

Trend di export ancora positivi, seppur in rallentamento, per il totale dei distretti dell’agroalimentare italiano nel terzo trimestre del 2014, anche se i numeri non sono esplosivi tanto che le produzioni non distrettuali riescono a portare a casa performance leggermente migliori. Ma la condizione di elevato disagio di Russia e Ucraina frena alcune produzioni tipiche italiane, particolarmente esposte al grande mercato eurasiatico. Queste sono le linee generali che emergono dall’ultimo monitor dei distretti elaborato da Intesa Sanpaolo.

Il rallentamento del trend dell’alimentare è assolutamente in linea con il dato medio di tutti i distretti monitorati, e riflette le difficoltà dei nuovi mercati, colpiti in molti casi da svalutazione delle rispettive monete che ha effetto diretto sugli acquisti di beni esteri. Nei mercati di sbocco tradizionali si è assistiti invece a incrementi delle vendite italiane che fanno ben sperare in una futura crescita, seppur con tassi moderati.

Scendendo nel dettaglio, i distretti alimentari si sono mossi decisamente in ordine sparso e, a fianco di situazioni decisamente brillanti e fuori dalle medie, se ne trovano altre dolorose. Lungo la via Emilia l’Alimentare di Parma ha esportato nel terzo trimestre dell’anno per 165,7 milioni di euro (+14% sullo stesso periodo del 2013 e +9,6% nei primi nove mesi del 2014), mentre l’ortofrutta romagnola ha perso il 18,3% a 140,3 milioni. Percorrendo la dorsale adriatica anche per l’ortofrutta barese il trimestre è stato pessimo: -12,7% le vendite oltre confine a 169,7 milioni.

La geografia dei vini è frastagliata: quelli del Chianti hanno guadagnato il 13,4% nel terzo trimestre a 139,6 milioni di euro (+4,6% nei primi nove mesi del 2014) e quelli di Langhe, Roero e Monferrato il 5,7% (+5,1% nei nove mesi) a 321,9 milioni; al contrario i vini veronesi hanno ceduto il 3,4% a 215,9 milioni. La città di Giulietta e Romeo ha visto un calo anche nel comparto dei dolci e paste, che cedono il 9,8% a 79,9 milioni di euro, mentre caffè, confetteria e cioccolato torinese crescono del 21,8% a 97,2 milioni.

Il sud agroalimentare vede il tracollo della mozzarella di bufala campana, le cui esportazioni sono scese di un drammatico 44,7% a 28,6 milioni di euro.

Quali sono i prodotti e i distretti più penalizzati dalla crisi russo ucraina? I casi realmente difficili in realtà sono solo due: al primo posto i vini di Langhe, Roero e Monferrato, che però hanno più che compensato su altri mercati (Stati Uniti in primis, dove vanno bene anche altre zone vinicole come il Chianti e il Prosecco di Valdobbiadene Conegliano) chiudendo il positivo il trimestre, seguiti dai salumi del modenese.

In Cina funziona l’agroalimentare di Parma mentre in Germania ha sofferto la nostra ortofrutta.

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