La guerra dei prezzi e i consumi in affanno hanno condizionato non poco i trend dei maggiori rivenditori europei quotati nelle piazze finanziarie. Il caso più evidente è quello di Tesco che, tra scandali contabili e contrazione del market share, ha finito per chiudere l’anno con un impietoso ribasso del titolo di 43 punti percentuali. Negli ultimi giorni, tuttavia, dopo il piano di ristrutturazione annunciato dal ceo Dave Lewis, l’insegna ha già riguadagnato più del 15%, pur avendo anticipato agli azionisti che non staccherà dividendo. Non è tanto migliore il bilancio di Sainsbury’s, che ha ceduto il 32% e da gennaio tenta faticosamente di risalire la china, così come quello registrato da Morrisons, in calo del 29%. Si distingue dai competitor l’altra britannica Marks & Spencer, con un progresso di dieci punti nel 2014, tuttavia già dimezzato nei primi giorni del nuovo anno. Nel vecchio continente, in chiara difficoltà c’è anche la tedesca Metro, che è arretrata di 28 punti e mostra deboli segnali di ripresa nelle ultime tre settimane. Meno significativa, e comunque già parzialmente riassorbita, è stata la flessione di Carrefour, al contrario invece della spagnola Dia, che dall’inizio dello scorso anno ha lasciato sul terreno circa il 14% e non evidenzia, al momento, alcuna tendenza rialzista. Come in parte accade, del resto, anche per l’altra francese Casino. Tra le big europee, insomma, solo la belga Delhaize Group è rimasta sempre sugli scudi (+39%) e ora brida al nuovo anno con un ulteriore rally di undici punti. Cambiando continente, cambia radicalmente il segno. L’americana Walmart ha infatti guadagnato il 9% nel 2014 e molto meglio ancora hanno fatto Safeway e Target, con una progressione vicina ai venti punti. Lo scettro spetta però di diritto a Kroger che vanta un balzo avanti addirittura del 62%, grazie anche a tassi di crescita nelle vendite a doppia cifra.
Fonte dati: Natixis